CronacaEconomia

La Provincia di Lecce schiacciata dalla crisi. Qui il più alto tasso di disoccupazione

LECCE- La contrapposizione, netta, era evidente. In strada i lavoratori in protesta, nei palazzi i risultati del monitoraggio della crisi. E quando il nero diventa meno nero, allora il bicchiere lo si legge mezzo pieno. L’industria è in ripresa, le costruzioni pure, l’agricoltura non arretra, anzi.
175.471 pugliesi sono stati assunti nel primo trimestre 2014. Il saldo tra un lavoro che finisce e uno che comincia è positivo. Ma a ben guardare i dati la crisi non allenta la morsa, soprattutto nel Salento e ancor più nella provincia di Lecce risultata quella in cui la situazione è più drammatica che nelle altre.

Il tasso di occupazione è il più basso della Puglia, 41,5%, risulta inferiore a quello delle altre Province, a quello medio della Regione e di poco persino di quello dell’intero Mezzogiorno.

Cala del 5% rispetto ai dati dello scorso anno, come avviene del resto anche a Brindisi. Lieve rialzo solo a Taranto. Sono 222mila gli occupati della provincia di lecce. Molti, troppi i disoccupati anche ancora una volta qui sono più che altrove. Perché se cala del 5% l’occupazione, sale del 6% la disoccupazione. E raggiunge la percentuale più alta il 26,2%, contro il 20% dell’intero Meridione, contro il 21 della Puglia intera. Non c’è lavoro nella Provincia di Lecce, sebbene in tanti lo cerchino. Le donne hanno gettato la spugna più degli uomini, rinunciando persino a cercarlo. E chi trova qualcosa prende un contratto a tempo determinato, 3 mesi nella stragrande maggioranza dei casi, perché quello a tempo indeterminato non esiste quasi più. Resta un 11% che non sembra destinato ad aumentare.

A non reggere il peso della crisi, hanno sottolineato il governatore di Puglia Vendola e l’assessore al Lavoro Caroli, sono gli indipendenti. Crollano gli studi professionali, le ditte individuali, i piccoli artigiani e i commercianti. Gettano la spugna perché – ha spiegato Caroli – non ci sono ammortizzatori sociali per queste categorie. Laddove esistono – hanno concluso – uniti ai programmi di contrasto messi in campo dalla Regione ci sono timidi segnali di ripresa. Segnali che il Salento non può ancora vedere.

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