LECCE – “Ancora ho dolore in faccia, non vado per terra facilmente. Io sono entrato forte e non guardavo il mio avversario. Il colpo che ho subito era direttamente in faccia. Mi ha detto che ha preso posizione ma ho preso un pugno. Non vado a terra facilmente. Questo ha indirizzato la partita. Era il nostro miglior momento, non dovevamo prendere contropiedi. Doveva andare al Var l’arbitro”: così il centrocampista del Lecce, Ylber Ramadani, dopo la sconfitta per 3-0 del Lecce al Via del Mare con il Como. Con il primo gol segnato dagli ospiti che ha visto le proteste dei padroni di casa e che per lo stesso motivo ha causato anche l’espulsione di mister Eusebio Di Francesco.
NEL DETTAGLIO – Poi, il nazionale albanese scende più nel dettaglio nella descrizione dell’azione che ha portato al vantaggio del Como: “Mi chiedete se potevo intuire la lettura dell’arbitro dai primi falli che mi ha fischiato? Si, Nico Paz proteggeva la palla, io sono entrato forte ma guardavo il pallone e non lui, alzando le mani mi ha toccato direttamente. Non so se ricordate la caduta di Isaksen. Ho preso un colpo in faccia, non come il giocatore della Lazio. Io non vado a terra per chiedere fallo. Non so perché quello con la Lazio è fallo e oggi prendo un pugno così non so che dire”.
LA GARA – I giallorossi hanno cercato in tutti i modi il pareggio e nel loro migliore momento: “Abbiamo difficoltà a fare gol. Stavamo lì fino al loro 2-0, pressavamo forte, volevamo pareggiare e lo stadio stava spingendo molto. Il nostro ambiente è caldo, loro ci hanno aiutato molto anche oggi, ringraziamo il pubblico per le tante presenze e voglio chiedere scusa, mi dispiace quando perdiamo in un’atmosfera così. Volevamo ancora fare gol ma non riuscivamo. C’è stato poi il terzo gol e la partita era chiusa”.
SERVE CATTIVERIA – La squadra di Eusebio Di Francesco meritava il pareggio, almeno fino al 2-0: “Mi ricordo l’occasione di Sottil servito da Maleh con scivolata di Van der Brempt. Manca un po’ di cattiveria sotto la porta. Una squadra come la nostra deve essere più cattiva, in ogni partita ci giochiamo la vita”.
