LECCE – Cesc Fabregas, il tecnico del Como, squalificato, in panchina è andato l’ex giallorosso Marco Cassetti, si presenta in sala stampa per analizzare la secca vittoria dei suoi 3-0 in casa del Lecce: “Sono molto contento per Marco, non siamo molti a lavorare nel Como. Mi aiuta molto, lo ringrazio insieme a Massimiliano Gatto. Noi settimi per punti? Non è tutto. Stiamo crescendo velocemente, anche troppo -ha spiegato l’allenatore del Como- con giocatori giovani spingiamo e miglioriamo. Siamo caduti con Inter e Roma ma giochiamo con personalità e coraggio. Porto cose positive e non solo. Oggi potevamo fare più gol, dovevamo essere migliori in passaggi e uno contro uno, vogliamo sempre fare il gol perfetto. C’è lavoro da fare. La classifica non dice nulla, voglio vedere una squadra che cresce e crea valori”
CHE GIOCATORE – Poi, un commento sul forte trequartista argentino Nico Paz: “Si tratta di un giocatore importante che deve crescere per fare la differenza. Lui è un trequartista, si deve abituare al calcio moderno. Un ragazzo d’oro. Quando è in forma come oggi fa la differenza. L’ultima partita è stato giudicato negativamente per colpa mia, l’ho buttato dentro anche se era malato. Ho sbagliato io a schierarlo, ma lui è bravo, ha saputo che ha sofferto e mentalmente se lo ricorda. Trova stimoli in lui per crescere. C’è tanta strada da fare, siamo esigenti con i giovani. Nel calcio di oggi serve umiltà“.
IL GOL DEL VANTAGGIO – A chi gli chiede cosa ne pensa del primo gol dei suoi, su cui sono arrivate le proteste del Lecce, il tecnico risponde: “Tutto questo rientra sempre nel dibattito in cui allenatore e giocatori non sanno più quando è fallo. Io non lo so sinceramente, un giorno sì e un giorno no. Tante volte mi faccio domande e non so rispondere. Fortunatamente non è il mio lavoro, finché non ci sono regole sicure avremo queste domande. Di Francesco oggi è arrabbiato, domani succederà a me. Non sappiamo niente. C’è stata una riunione e tre giorni dopo hanno dato dei rigori con decisioni opposte a quello che si diceva. Noi facciamo il nostro mestiere e loro fanno il loro”.
