È il mare d’inverno a farsi altare a San Cataldo, dove il Natale si rinnova nel segno della fede e della tradizione. Dopo la messa della solennità, celebrata dal parroco don Corrado Serafino al mattino e animata dai canti dei bambini del catechismo, dalla chiesa della frazione è partita la processione con Gesù Bambino.
Un cammino tra le strade della marina fino al litorale, dove si è svolto il momento di preghiera e la benedizione del mare con la statua di Gesù Bambino. Un rito che affonda le radici in una devozione profondamente legata alla figura di San Cataldo, monaco irlandese e pellegrino e del suo legame con la Parola che diventa carne.
Secondo la tradizione, proprio su queste coste il santo approdò a causa di un maremoto durante il viaggio dalla Terra Santa a Taranto. Ed è ancora qui, nella frazione leccese, che San Cataldo avrebbe vissuto una crisi spirituale sul mistero dell’Incarnazione, sul senso della Parola che si fa carne. A sciogliere quel dubbio furono alcuni segni, tra cui il miracolo della guarigione di una bambina sordomuta che, dopo aver ricevuto il Bambinello, avrebbe esclamato: “È un monaco santo”.
Un legame con Gesù Bambino testimoniato anche da un’antica iconografia seicentesca conservata a Lecce, che raffigura la Madonna mentre porge il Bambino proprio a San Cataldo. A conclusione della mattinata, la statua di Gesù Bambino è stato deposto nella grotta allestita alla rotatoria d’ingresso di San Cataldo. Segno di un Natale che continua a parlare al presente.
