Non una riforma della giustizia, ma una riforma della magistratura. È la critica netta di Roberto Tanisi, già presidente del Tribunale di Lecce, alla riforma sottoposta a referendum.
«La giustizia ha altri problemi e nessuno di questi problemi viene affrontato dalla riforma. Questa riforma tende a separare le carriere dei magistrati, a sdoppiare il Consiglio Superiore della Magistratura e a creare un’alta corte disciplinare».
Secondo Tanisi, il presupposto stesso della riforma è sbagliato: l’idea che oggi i giudici non siano terzi e imparziali rispetto all’accusa.
«In realtà non è così. I dati dimostrano che i giudici sono assolutamente terzi e imparziali e quindi di questa riforma non c’era assolutamente bisogno».
Ma il rischio maggiore, avverte l’ex presidente del Tribunale, è quello di un indebolimento del potere giudiziario e di un arretramento dei diritti dei cittadini.
«Si rischia di alterare l’equilibrio dei poteri previsto dalla Costituzione del ’48. Il pericolo è avere un pubblico ministero che voglia vincere la causa e non più un pubblico ministero imparziale, che cerchi anche le prove a favore dell’indagato».
Tanisi è oggi coordinatore distrettuale del comitato per il No e parla di una battaglia complessa, anche per la scarsa conoscenza del funzionamento della giustizia.
«I veri problemi sono altri: processi troppo lunghi, mancanza di mezzi, carceri sovraffollate. Questa riforma non se ne occupa. E quando si dice, come ha fatto il ministro Carlo Nordio, che serve anche alle maggioranze di domani, si lancia un messaggio grave: quello di voler, in qualche modo, mettere in riga la magistratura».
