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Il caso Eka: il nome che unisce Laforgia, Delli Noci e Unisalento

Era giugno 2025 quando Maurizio Laforgia, durante l’interrogatorio nell’inchiesta che lo vede coinvolto insieme all’ex assessore regionale Alessandro Delli Noci, a due imprenditori e ad altre persone, ricostruisce la nascita e l’evoluzione di una galassia di società spin-off universitarie. Realtà nate – a suo dire – in un contesto di collaborazione tra imprenditoria privata e Università del Salento.
Laforgia spiega come Delli Noci, inizialmente socio in alcune di queste società, abbia poi ceduto le proprie quote con l’ingresso in politica, precisando che dopo quel passaggio non avrebbe più avuto ruoli formali. Ma in un’intercettazione finita agli atti della Procura è lo stesso Laforgia ad affermare: «Le abbiamo fondate insieme direttamente. Poi, per ragioni di opportunità, lo abbiamo fatto uscire appena ha preso l’attività politica, però di fatto, in un modo o nell’altro, c’è sempre».
Eka Srl è uno spin-off universitario attivo dal 2010 nel settore dell’innovazione, inserito in una rete di relazioni che ruota attorno a imprenditori, docenti universitari e amministratori pubblici. L’Università del Salento detiene il 10% delle quote, che avrebbe dovuto dismettere dopo cinque anni. Ma si arriva invece al 2020.
E in quell’anno che Delli Noci diventa assessore allo Sviluppo economico nella giunta guidata da Michele Emiliano. Le sue quote vengono cedute a un consigliere comunale della stessa area politica; nel frattempo, il giro d’affari della società triplica, passando dai circa 3 milioni di euro del 2020 agli 8,6 milioni di euro del bilancio 2024. E l’Università continua a detenere la propria partecipazione per altri cinque anni.
Resta però un interrogativo centrale: l’Università del Salento ha beneficiato della crescita di Eka? E in che misura?
Oggi Eka è amministrata da Giuseppe Prencipe, che nel 2020 era mandatario elettorale di Alessandro Delli Noci, nonché legale rappresentante dell’associazione culturale Sveglia Mezzogiorno e della società Amema.

Nei giorni scorsi, durante l’assemblea del Senato Accademico, è stata deliberata l’alienazione della partecipazione dell’Università in Eka. Per quantificare il valore della quota è stata nominata una commissione: la seconda, considerando che poco più di un anno fa ne era già stata istituita un’altra con lo stesso obiettivo.
Questa volta, però, su 499 docenti di ruolo, viene scelto come coordinatore il professor Antonio Del Prete, insieme ai colleghi Paolo Cucurachi e Fabio Caputo. Quello di Del Prete è un nome che emerge infatti anche nel fascicolo giudiziario collegato all’inchiesta Delli Noci-Laforgia. È lo stesso Laforgia, nel suo interrogatorio, a citarlo più volte, sostenendo che avrebbe supportato la scalata politica dell’ex assessore regionale anche attraverso donazioni private.
Laforgia racconta inoltre che Del Prete sarebbe stato delegato in un altro spin-off fondato e amministrato direttamente da Delli Noci, Advantech, in società con Amema.
Dopo l’ultima seduta del Senato Accademico, caratterizzata da un acceso confronto proprio sul caso Eka, è intervenuta la rettrice Maria Antonietta Aiello, chiarendo che il mantenimento della quota universitaria sarebbe stato vincolato al verificarsi di una condizione sospensiva fondamentale: la verifica e l’erogazione finale dei contributi legati ai progetti di ricerca portati avanti dalla società.
In sostanza, la dismissione anticipata avrebbe comportato la perdita di quei progetti che Eka avrebbe sviluppato anche grazie alla partnership con l’Università del Salento, la quale – almeno in teoria – avrebbe beneficiato della crescita del fatturato della società. Un beneficio che, oggi, resta tutto da quantificare.

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