Il progetto di recupero dell’ex Inam di Gallipoli, destinato a diventare, fino a poche ore fa, un centro sociale polivalente per persone con differenti abilità, rischia di rimanere solo un sogno. Con una delibera firmata dalla commissaria prefettizia Eufemia Tarsia, il Comune ha preso atto dell’impossibilità di sottoscrivere il disciplinare con la Regione Puglia per accedere al finanziamento regionale già assegnato. Alla base della decisione c’è l’esito del progetto esecutivo e delle approfondite indagini strutturali sull’edificio, realizzato negli anni Sessanta. Le verifiche, affidate dall’ente comunale a tecnici e laboratori specializzati, hanno evidenziato criticità rilevanti, con un conseguente aumento dei costi di intervento. L’importo complessivo dell’opera è così lievitato da circa 2,8 milioni di euro a oltre 5,5 milioni, con un incremento dell’88 per cento.
La quota di cofinanziamento a carico del Comune passerebbe così da circa 300 mila euro a quasi 2 milioni e 900 mila euro, pari a oltre il 52 per cento dell’investimento, una cifra giudicata insostenibile per le casse comunali. A ciò si aggiunge l’incertezza sulla disponibilità a lungo termine dell’immobile, dal momento che la Asl di Lecce non ha ancora risposto alla richiesta di proroga del comodato d’uso.
Sulla vicenda è intervenuta Silvia Coronese, esponente di Fratelli d’Italia Gallipoli, che parla senza mezzi termini di «sciacallaggio politico vergognoso», accusando chi ha promosso il progetto di aver alimentato aspettative irrealistiche.
Il progetto resta tecnicamente cantierabile, ma senza coperture finanziarie adeguate il futuro dell’ex Inam appare ora incerto.
