Il 2 marzo dello scorso anno in pieno giorno in centro a Casarano tre colpi di pistola freddarono in strada Antonio Amin Afendi, 33enne del posto, scampato nel 2019 ad un altro agguato e considerato allora dagli inquirenti l’astro nascente del clan Potenza.
Lucio Sarcinella, assassino reo confesso, nella nuova udienza celebrata nell’aula bunker del carcere di Lecce torna ad insistere sull’impeto che ha mosso l’omicidio, che dunque nulla avrebbe a che vedere con la pista criminale. Tesi che, da subito, non ha però convinto la Procura. Ed è proprio sulla sussistenza o meno dell’aggravante della premeditazione che si gioca il rito ordinario dinnanzi alla Corte d’Assise d’Appello, per chiarire in quale contesto sia maturato quell’assassinio.
Sarcinella, interrogato dalla Pm, ha continuato a sostenere che, inspiegabilmente, da tempo Antonio Amin Afendi perseguitava sua moglie e riservava occhiatacce alla sua famiglia. Quella mattina proprio alla moglie di Sarcinella, Priscilla, Afendi avrebbe mimato il gesto di tagliarle la gola. La chiamata allarmante di quest’ultima avrebbe convinto, sul momento, Sarcinella a regolare i conti a suon di proiettili.
Ciò che non convince la Procura sono i precedenti rapporti intercorsi tra vittima e assassino
Afendi e Sarcinella, secondo quanto emerso dalle indagini, erano entrambi vicini ad Augustino Potenza, leader dell’omonimo clan. Dopo la morte del boss, assassinato nel 2016, tra Afendi e la vedova Potenza è nata una storia. A quel punto Sarcinella avrebbe storto il naso e preso le distanze dai due. Una scelta, questa, probabilmente mal digerita da Afendi, che un giorno accoltellò il suocero di Sarcinella in strada, ufficialmente per una mancata precedenza.
Spetta adesso alla Corte, presieduta dal Giudice Baffa, acclarare se l’uccisione di Afendi abbia o meno un nesso con questa storia.
Certo è, come riferito in aula dal maresciallo dei carabinieri di Tricase, che nei messaggi scambiati tra Afendi e altre persone, emergerebbe chiaramente una lotta in corso in quel momento tra gruppi avversari. Un messaggio, su tutti, non ne esclude la matrice sanguinaria: “devono morire tutti”.
