Una storia di violenza, paura e sopraffazione consumata tra le mura domestiche. La Procura della Repubblica di Lecce, con richiesta firmata dal sostituto procuratore Maria Grazia Anastasia, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari Stefano Sala di disporre un incidente probatorio nei confronti di un uomo di 43 anni, del sud Salento, e attualmente detenuto nel carcere di Brindisi. L’indagato è accusato di maltrattamenti in famiglia, violenze sessuali ed estorsione aggravata.
Secondo la ricostruzione della Procura, l’uomo avrebbe instaurato in casa un clima di terrore costante, maltrattando la compagna convivente e i figli minori della donna, di 16, 14 e 8 anni, con botte, insulti, minacce di morte e vessazioni continue. Secondo quanto ricostruito, la donna sarebbe stata più volte aggredita fisicamente, spinta giù dalle scale, colpita al volto e costretta a subire offese e intimidazioni anche davanti ai bambini. “Se chiamate i carabinieri vi ammazzo tutti”, avrebbe urlato in una delle tante esplosioni di violenza.
Ma i fatti più gravi riguardano i figli della donna, ai quali l’uomo avrebbe riservato abusi e attenzioni sessuali. Nei verbali si parla di palpeggiamenti, baci forzati e gesti osceni, compiuti in momenti diversi, anche in presenza dei fratelli. “tieni il tuo regalo”, avrebbe detto alla figliastra, sul motivetto musicale jingle-bells mentre si aggirava nudo in casa inscenando atti sessuali con un pupazzo di Babbo Natale davanti ai ragazzi. Una situazione di degrado e sopraffazione durata mesi, aggravata – secondo la Procura – dallo stato di ubriachezza e dall’abuso di stupefacenti.
Non solo violenze fisiche e psicologiche: l’uomo è accusato anche di estorsione. Avrebbe costretto la convivente, sotto minaccia di morte, a consegnargli denaro ogni giorno – da 10 a 100 euro – per un totale di oltre 1.300 euro, poi utilizzati per scommesse e giochi d’azzardo.
I fatti sarebbero avvenuti fino all’8 febbraio 2025. La richiesta di incidente probatorio servirà ora a raccogliere e cristallizzare le testimonianze delle vittime, in particolare quelle dei minori, per evitare ulteriori traumi nel corso del processo.
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