“Lo Stato deve nazionalizzare l’Ilva, facendosi carico del percorso di decarbonizzazione. Altrimenti sarà destinata a chiudere”. È un intervento deciso quello di Antonio Decaro, che da Bruxelles affronta il tema del futuro della grande industria siderurgica italiana e, in particolare, del siderurgico di Taranto.
A margine dell’incontro con il Joint Research Centre (JRC) sul futuro della siderurgia in Europa, Decaro – che presiede la Commissione ENVI – ha partecipato alla presentazione del rapporto sulla decarbonizzazione e sull’utilizzo dei rottami nel settore. “L’Europa – ha spiegato – sta andando verso la produzione di acciaio pulito con l’utilizzo di forni elettrici e allo stesso tempo protegge le nostre industrie dalla concorrenza sleale degli altri Paesi. Mentre ascoltavo gli esperti, pensavo all’Ilva e allo sciopero dei lavoratori annunciato per domani”.
Secondo Decaro, il fallimento della gara per la vendita dell’Ilva, legata proprio alla transizione verso la decarbonizzazione, apre ora uno scenario drammatico per migliaia di lavoratori: “Ci sono persone che rischiano di perdere il lavoro in una comunità, quella tarantina, stanca di subire il ricatto di dover scegliere tra salute e lavoro. L’Ilva non è e non può essere un tema da campagna elettorale: tutti vogliamo la salute dei tarantini e la tutela dei posti di lavoro, e tutti dobbiamo collaborare in questo momento difficile per il territorio”.
Per Decaro, la vicenda dell’Ilva va affrontata come una questione nazionale: “È lo Stato che nel 1960 portò l’Italsider a Taranto e oggi, se considera l’acciaio un settore strategico, deve assumersi fino in fondo la responsabilità di quella scelta. Non sembrano esserci altre strade”.
L’ex sindaco di Bari individua due priorità in caso di chiusura dello stabilimento: “Lo Stato dovrà comunque intervenire per evitare due bombe: quella sociale, attirando nuovi investimenti per creare lavoro, e quella ecologica, bonificando un territorio grande dieci volte Bagnoli”.
Il suo appello si chiude con un monito che guarda oltre i confini pugliesi: “Il futuro dell’Ilva e di Taranto riguarda l’Italia intera. Dal modo in cui sapremo affrontare questa sfida si misurerà la serietà del nostro Paese”.