LECCE – I rinvii, sempre più numerosi, ne sono la prova tangibile: la carenza di organico che affligge la corte d’Appello di Lecce sortisce i suoi effetti. Le udienza, ad oggi, risultano rinviate persino a marzo 2027.
Nella relazione stilata per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, il quadro delineato dal presidente Roberto Carrelli Palombi, a fine gennaio lasciava già presagire un corto circuito, che adesso è tangibile. Tanto che il tema nelle prossime ore sarà oggetto di un confronto monotematico organizzato dalla Camera Penale: il rischio paralisi è dietro l’angolo, ma non solo quello.
A fine gennaio, si diceva, il presidente della Corte d’Appello di Lecce aveva riferito che “Rispetto ai quattro posti di magistrato di pianta organica flessibile, ne risulta coperto uno solo e ciò rende estremamente problematica la destinazione in sostituzione o in assegnazione dello stesso agli uffici del distretto, essendo la richiesta sempre superiore rispetto alle forze disponibili – aveva precisato – Sono in servizio ancora 10 giudici ausiliari di Corte d’Appello rispetto ai 12 previsti in pianta organica. A questa situazione – aveva poi incalzato – si aggiungono gli esoneri dalle funzioni giudiziarie conseguenti all’assunzione di altri incarichi. Una situazione che ha determinato una paralisi dell’attività della sezione promiscua rimasta con soli due consiglieri in servizio”.
Il rinvio delle udienze in Appello, fino a due anni, in queste ore sta facendo molto discutere. Se da una parte il rischio prescrizione per i reati gravi, alla luce delle nuove norme, appare difficile, lo stesso non si può certo dire per i reati minori. Per questi ultimi il timore è che la cosiddetta “amnistia strisciante”, generata per effetto domino, cancelli la responsabilità penale di molti imputati, con l’estinzione implicita del reato, la cui “condanna” potrà avvenire solo in sede civile.