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Autovelox Tangenziale Est: Zacheo difende l’equiparazione “approvazione = omologazione”

Gli autovelox installati sulla tangenziale est al centro della Commissione Controllo di Palazzo Carafa, convocata dopo una serie di sentenze dei giudici di pace che annullano i verbali per “assenza di omologazione” degli apparecchi e, in alcuni casi, condannano il Comune alle spese. Al centro del confronto la tesi del comandante della Polizia Locale, Donato Zacheo, che ribalta l’impostazione ritenuta “granitica” da parte di alcuni consiglieri.
Secondo Zacheo, l’opposizione tra omologazione e approvazione è «una stucchevole contrapposizione»: i due procedimenti, sostiene, «sono identici per struttura, norme tecniche, autorità emanante e deposito del prototipo». Il comandante richiama il combinato disposto dell’art. 45 del Codice della strada e del relativo Regolamento, nonché l’art. 201, comma 1-ter, che «consente sistemi di rilevazione approvati o omologati». A suo dire, anche Avvocatura dello Stato, Ministero delle Infrastrutture e Ministero dell’Interno avrebbero già riconosciuto la parificazione delle due vie amministrative.
La giurisprudenza, inoltre, non sarebbe univoca: Zacheo cita una decisione di Cassazione del 5 febbraio 2025 che valorizzerebbe la conformità tecnica dell’apparato (approvato o omologato) e la necessaria taratura, documentazione che il Comando afferma di possedere. «In questa cornice — argomenta — è doveroso impugnare le sentenze di primo grado e far valere l’equiparazione tra approvazione e omologazione».
Sul piano della sicurezza stradale, il comandante rivendica un dato: «Dall’installazione degli autovelox, gli incidenti gravi sulla Tangenziale Est sono diminuiti del 30%». E aggiunge che le opposizioni riguardano una quota «pari all’1,6%» dei verbali, con punte di velocità «fino a 160 km/h».
Dai banchi della Commissione arrivano però obiezioni pesanti: si sottolinea l’orientamento prevalente dei giudici di pace ad annullare i verbali per mancanza di omologazione, il rischio di debiti fuori bilancio e un possibile vulnus nella gara d’appalto, che — “a pena di esclusione” — richiedeva apparecchi omologati. C’è chi propone di spegnere temporaneamente i dispositivi e chi chiede di limitare gli appelli per contenere i costi, ricordando che la difesa del Comune finora ha perso la maggior parte dei ricorsi.
La chiusura è un appello alla politica: per Zacheo serve un intervento del Parlamento che chiarisca l’art. 142 CdS e ponga fine alla querelle normativa. Nel frattempo, la palla passa all’Avvocatura comunale, chiamata a valutare se e come proseguire con le impugnazioni, tra tutela della sicurezza e rischio contabile per l’ente.

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