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Droga, estorsioni e armi: in 106 rischiano il processo

LECCE – Era il 29 gennaio quando una vasta operazione antimafia, condotta dai carabinieri del comando provinciale di Lecce, culminò in 87 provvedimenti restrittivi emessi su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. E adesso il sostituto procuratore

della DDA Giovanna Cannarile chiede il rinvio a giudizio per 106 soggetti ritenuti coinvolti, a vario titolo, in un’associazione a delinquere di tipo mafioso, specializzata in detenzione e spaccio di droga, con l’impiego di armi e metodi estorsivi.

L’udienza preliminare è fissata per il 28 novembre dinnanzi alla GUP Anna Paola Capano.

Le indagini, avviate nel 2020, hanno rivelato l’esistenza di un’organizzazione mafiosa radicata nell’hinterland di Lecce, articolata in tre principali sodalizi criminali.

Il primo gruppo sarebbe stato capeggiato da Antonio Marco Penza, storico boss della Sacra Corona Unita. Sebbene detenuto, Penza avrebbe continuato a dirigere le attività illecite attraverso suoi uomini di fiducia, gestendo il traffico di droga e le estorsioni.

Il secondo gruppo sarebbe stato guidato da Francesco Urso, operante ad Andrano e nei paesi limitrofi, responsabile della gestione di una rete di traffico di stupefacenti con rifornimenti dalla Calabria e dalla Spagna. E infine il terzo gruppo sarebbe stato capeggiato da Andrea Leo, attivo tra Vernole, Melendugno e Lizzanello, dedito al traffico di droga e al controllo del territorio con metodi intimidatori.

Negli atti è contestato il tentato omicidio avvenuto a Lecce nel 2014 ai danni dell’allora 46enne Massimo Caroppo, raggiunto dai proiettili al volto e al braccio sinistro, durante un agguato avvenuto A San Ligorio, alle porte di Lecce. I carabinieri hanno ritenuto di essere riusciti ad identificare i presunti autori dell’agguato maturato per un regolamento di conti legato proprio al traffico di droga. Con il narcotraffico gli indagati sarebbero riusciti a incassare introiti ingenti tra beni immobili (terreni e fabbricati), auto e rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa un milione e settecentomila euro.

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