CronacaLecce

Fiumi di droga tra Salento, Spagna e Albania: 29 indagati, 5 sono salentini

LECCE  – Una vera e propria organizzazione che per l’approviggionamento della droga poteva contare su Spagna e Albania, per lo stoccaggio, il deposito e la rivendita poteva contare su diverse basi in provincia di Lecce, per poi estendere gli affari in tutta Italia. A sgominarla la Direzione Distrettuale Antimafia che, al culmine delle indagini condotte tra il 2018 e il 2020 (in pieno periodo pandemico), ha proceduto direttamente all’avviso di conclusione, notificato nelle scorse ore dai finanzieri a 29 soggetti, di cui cinque salentini.

Si tratta dei leccesi: Mauro Centonze, 50enne; Cristian De Giorgi, 43enne; Francesco Prato, 55enne e poi Alessandro Marchello (detto “Otto”), 52enne del rione Castromediano di Cavallino e Luigi Buttazzo, 69enne di Castri di Lecce.

Nel collegio difensivo gli avvocati Silvio Verri, Americo Barba e Antonio Savoia.

Nel corso delle indagini, già confluite in altri arresti, sono state sequestrate più di due tonnellate e mezzo di droga, tra eroina, hashish, marijuana e cocaina. Droga che, se immessa sul mercato, avrebbe fruttato 6 milioni di euro.

I contanti sequestrati superano invece i 190mila euro, oltre a vetture e imbarcazioni, secondo gli inquirenti impiegate per i traffici.

Per ciò che riguarda il ruolo dei salentini, Mauro Centonze si sarebbe occupato prevalentemente della custodia e della cessione dello stupefacente, conducendo i veicoli con a bordo il carico. Carlo Serio – residente a Ibiza e già coinvolto in una maxi inchiesta sullo spaccio – è risultato quasi stabilmente operativo in Spagna ma all’occorrenza rientrava in Italia per organizzare, dirigere e concretizzare transazioni di stupefacenti. Avrebbe agito, con il supporto di Alessandro Marchello, in qualità di braccio destro di Kule Lulezim, residente nelle Marche, supporto logistico per rifornimento, trasporto e stoccaggio della “merce”. Luigi Buttazzo – insieme al gruppo albanese – avrebbe coordinato il trasporto della droga dalle coste albanesi alla marina di Torre Chianca, lì dove lo stupefacente veniva depositato.

 

 

 

 

 

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