Ci sono pochi dubbi sull’origine dolosa dell’incendio divampato a Gallipoli, nella notte.
Ad essere dato alle fiamme, poco dopo le tre, è un furgone Ford Transit parcheggiato in via Lecce. Il rogo ha coinvolto anche una Citroën C3, danneggiata nella parte anteriore. Il mezzo principale è intestato a Luca Tricarico, il 27enne finito al centro dell’operazione antimafia “Pit Bull”, che nelle scorse ore ha portato a diciotto arresti su un totale di 33 indagati.
Il nome di Tricarico compare più volte nelle oltre duecento pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal GIP Marcello Rizzo. È indicato come il factotum di Vito Paolo Vacca, boss considerato al vertice del gruppo smantellato dai carabinieri.
Secondo le indagini, avrebbe avuto un ruolo operativo di primo piano. Metteva a disposizione la propria auto per i viaggi di droga, dalle cessioni al dettaglio fino ai rifornimenti fuori regione. In un episodio documentato, viaggiava con Vacca a bordo della sua Golf per trasportare un pacco di stupefacente, nascosto poi nell’abitazione del presunto capo. In un altro, cedeva quaranta grammi di hashish, alimentando la rete di spaccio locale.
Ma non solo. Al ragazzo viene contestata anche la detenzione di armi da fuoco: pistole calibro 9×21 e altre armi comuni, che secondo l’accusa sarebbero state nella disponibilità del gruppo per garantire il controllo del territorio, esercitato sopratutto con la violenza.
Ora, l’incendio d’auto che sembra assumere i contorni di una vera e propria vendetta legata al mondo della droga. Proprio su questo fronte si concentrano gli sforzi investigativi. I carabinieri vogliono capire se gli arresti possano avere ricadute sullo scenario dello spaccio, dopo il duro colpo inferto dai carabinieri della compagnia di Casarano al clan capeggiato da Vito Paolo Vacca.
