BRINDISI – Bullizzato a scuola, ripreso con il cellulare, deriso e, a fine anno scolastico, bocciato in sede di esame di riparazione.
La storia arriva da Brindisi. Protagonista un 14enne, studente di un Istituto di istruzione secondaria della città.
I genitori, per il tramite dell’avvocato Danila Farruggia, si sono opposti dinnanzi al Tar alla bocciatura del figlio. Ed è proprio in un passaggio del decreto cautelare che è emerso questo spaccato, che anche i giudici amministrativi hanno scelto di evidenziare.
La vicenda è sfociata, in parallelo, anche nel penale. I genitori hanno infatti denunciato la scuola, rea – a loro avviso – di non essere intervenuta in alcun modo, nonostante già a maggio la dirigente avesse visionato i video delle vessazioni subite dallo studente, portati alla sua attenzione dal padre della stessa vittima.
Ciò che è certo è che in quelle clip, approdate in Procura, le umiliazioni subite sono evidenti. Un giorno il 14enne, al cambio dell’ora, è stato spintonato giù dalla sedia, cadendo rovinosamente al suolo. In un’altra occasione è stato per metà denudato e buttato, letteralmente, nel cestino della spazzatura. Un altro giorno, infine, è stato chiuso da solo in classe al momento della ricreazione, mentre un gruppo di compagni chiudeva di forza la porta affinché non potesse uscire.
Gli ematomi riportati al collo e al braccio – confermati anche in sede di perizia – avrebbero cristallizzato i maltrattamenti subiti, andati avanti per l’intero anno scolastico, provocando malessere al ragazzo, che ha però continuato a frequentare la scuola.
La seconda sezione del tribunale amministrativo, presieduta da Ettore Manca, ha sospeso la decisione del consiglio di istituto con apposito decreto cautelare e fissato la Camera di Consiglio al 20 ottobre per la trattazione collegiale. Intanto il ragazzo non può frequentare le lezioni: non gli resta che attendere la decisione dei giudici.
Nel decreto, intanto, c’è una bacchettata che non passa inosservata: “le vessazioni subite a scuola dai compagni, ove accertate – si legge – avrebbero imposto percorsi didattici personalizzati”.
