PARMA/PARABITA – A metà agosto aveva ottenuto i domiciliari, i suoi ultimi giorni li avrebbe trascorsi nel suo paese, a Parabita, lì dove nel ’91 ha pianificato, prendendone parte, il brutale assassinio della piccola Angelica Pirtoli (di appena due anni) e della sua mamma, Paola Rizzello.
Il destino, però, ha deciso diversamente. L’ergastolano Donato Mercuri, oggi 61enne, è morto in ospedale a Parma, dopo una lotta contro un cancro. Era stato trasferito lì dal carcere di Sulmona. Aveva ottenuto la possibilità di rientrare nel Salento dal giudice del Tribunale di Sorveglianza, ma è morto prima che ciò accadesse. La sepolturà avverrà a Parabita dopo il nullaosta del magistrato, previsto per inizio settimana.
“Se n’è andato senza neanche chiedere perdono per quello che ha fatto – è il commento amaro di Nadia Rizzello, sorella di Paola e zia della più piccola vittima di Mafia – anche quando era consapevole che la sua vita di lì a poco sarebbe finita ha scelto di non redimere la sua anima. Non si può assolutamente esultare per la perdita di una vita umana – chiosa – si può prendere atto del fatto, però, che fino alla fine dei suoi giorni quella vita non ha mai neanche lontanamente rimpianto di averne strappate altre due, barbaramente”.
E mentre Nadia Rizzello ci prova in tutti i modi a rendere eterno il ricordo di Paola e Angelica, battagliando con un’associazione dedicata a loro, la morte di uno dei responsabili dell’assassinio chiude un cerchio a 34 anni di distanza.
Il 2 ottobre Paola Rizzello avrebbe compiuto 62 anni. E invece quel 20 marzo del ’91 trovò la morte a colpi di fucile. La sua bambina, ferita, restò agonizzante per ore sul corpo della mamma, poi si infierì sul suo corpicino fino alla morte.
Un omicidio fra i più cruenti, una barbarie che si è consumata per mano della Sacra Corona Unita, che quel giorno ha potuto contare su Donato Mercuri.
