LECCE – Hanno speso una vita al servizio dell’arma. Poi si sarebbero reinventati spioni: investigatori pronti a scavare nelle vite delle persone, dai dipendenti infedeli passando per le mogli fedifraghe fino ai competitor politici.
Ci sono anche i due presunti agenti infedeli – il poliziotto brindisino Marco Malerba e il finanziere della Dia di Lecce, Giuliano Schiano – tra gli indagati del primo filone della maxi inchiesta sulle presunte cyber-spie di Equalize e su dossieraggi con accessi abusivi a banche dati.
Si evince dall’avviso di conclusione delle indagini condotte da Dda di Milano e la Direzione Nazionale Antimafia. L’atto, a firma dei pm Francesco De Tommasi e Antonello Ardituro, è il preludio alla richiesta di processo, con 202 capi di imputazione, a carico di 15 persone. Tra gli indagati figurano coloro che, come hacker o esperti informatici o collaboratori, avrebbero fatto parte del gruppo allargato di Equalize di via Pattari.
In queste ore gli avvocati Giuseppe Talò e Floriana De Donno, legali difensori del finanziere Schiano, stanno valutando di richiedere un interrogatorio: hanno ancora tre giorni di tempo per decidere. Intanto il maresciallo resta indagato a piede libero dacché ad agosto il Riesame ha confermato che per lui non si sarebbero aperte le porte del carcere come richiesto, invece, dalla Procura.
Tra le accuse contestate, a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, intercettazioni abusive e rivelazione del segreto d’ufficio.
I due presunti agenti infedeli salentini sono indicati dagli inquirenti come coloro che materialmente avrebbero effettuato gli accessi abusivi nelle banche dati strategiche. Tanti i personaggi e vip ‘spiati’, come già emerso in questi mesi, da Paolo Scaroni ad Alex Britti, i cui episodi come tanti altri sono nelle imputazioni.
Il brindisino Malerba, Sovrintendente della Polizia di Stato in servizio presso un Commissariato del Milanese, e il leccese Schiano, Maresciallo della Guardia di Finanza in servizio presso la DIA di Lecce, “partecipavano all’associazione quali fornitori continuativi, per il sodalizio, di informazioni e dati da loro abusivamente esfiltrati principalmente dalla Banca Dati Strategica Nazionale SDI -si legge nell’avviso di conclusione indagini preliminari – alimentando e rafforzando stabilmente le dinamiche criminali dell’organizzazione, per la quale svolgevano una funzione vitale”.
