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Pesca intensiva col cianciolo: così la mattanza continua

Arrivano dalla Sicilia, calano le reti a circuizione, raccolgono ogni cosa e all’alba scaricano il pescato su un camion. Una storia a cui non si riesce – o forse non si vuole – porre fine, ma che sta danneggiando i pescatori locali, costretti a rispettare regole e divieti mentre si ritrovano un mare impoverito da chi, arrivando da fuori regione e in barba al codice della navigazione, fa razzia di pesci.
Questa volta sembra essere stato il peschereccio Brivido, partito da Palermo, a effettuare una battuta di pesca notturna: dalle 17 fino all’alba, per poi caricare tonnellate di ricciole, tombarelli e altro pescato su camion diretti ai mercati.
La tecnica del cianciolo, che utilizza grandi reti a circuizione per catturare interi branchi, è tipica delle flotte siciliane. Imbarcazioni come il Brivido operano in acque salentine con mezzi imponenti, capaci di svuotare in poche ore zone di mare che un tempo garantivano il sostentamento dei piccoli pescatori locali. Se da un lato questi pescherecci assicurano catture abbondanti, dall’altro impoveriscono un ecosistema già fragile, lasciando dietro di sé un mare sempre più povero.
Quella del cianciolo praticato nelle acque salentine non è pesca sostenibile, ma uno sfruttamento intensivo che penalizza chi vive di pesca da generazioni. Non è solo un tema economico, ma anche ambientale: la cattura massiccia di branchi altera l’equilibrio marino, riducendo la disponibilità di specie fondamentali per la biodiversità.
Nonostante le sollecitazioni rivolte alle forze dell’ordine, il peschereccio siciliano sembra aver portato a termine un’altra mattanza. Queste unità operano di notte e, in molti casi, non sono dotate di sistemi di identificazione (AIS) o non risultano iscritte nei registri di controllo, rendendo difficile la loro monitorizzazione da parte delle autorità marittime. Spesso, inoltre, il sistema AIS viene spento proprio durante la calata delle reti, per poi essere riacceso successivamente.
Il problema si aggrava poiché, essendo lunghe meno di 15 metri, queste imbarcazioni non sono obbligate ad avere un sistema di geolocalizzazione a bordo: un vuoto normativo che consente loro di agire oltre i limiti imposti dalla legge.
Nell’ottobre 2022, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Paolo Pagliaro presentò una mozione per istituire zone cuscinetto e limitare la pesca con il cianciolo nelle aree più sensibili, fondamentali per la riproduzione delle ricciole. Una proposta mai approdata in consiglio regionale a causa della mancanza del numero legale, mentre i grandi battelli continuano a calare le reti a pochi metri dalla costa. Negli anni hanno fatto razzia di pesce imbarcazioni come Madonna di Fatima, Maria di Medjugorje, Brivido, Med Surveyor e Maria Francesca. Maggiori controlli erano stati chiesti all’ammiraglio Vincenzo Leone, Direttore Marittimo della Puglia e della Basilicata Jonica per le Capitanerie di Porto. Nonostante le promesse e i solleciti avanzati anche tramite sit-in, nulla è cambiato.

 

 

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