BARI – “La nostra battaglia per lo stop al tributo 630 riprenderà nel prossimo Consiglio regionale: pretenderemo che sia messo ai voti il nostro emendamento, finora ostacolato nel suo iter in aula dal governatore Emiliano, dall’assessore Pentassuglia e dalla presidente Capone”. Preannuncia, così, di voler tirare dritto sulla questione il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Paolo Pagliaro.
“Dopo il testacoda del Pd, che ha inserito la sospensione del tributo tra i punti del suo programma per le regionali, li inchioderemo a questa promessa elettorale prima – e non dopo – il voto di novembre -dice- Fermeremo il tentativo di assalto al bottino di voti del mondo agricolo, finora calpestato e umiliato dal Centrosinistra.
Noi, al contrario del Pd, abbiamo mantenuto una linea coerente fin dal principio, denunciando la illegittimità del tributo 630, vista l’inadempienza del Consorzio di Bonifica Centro Sud Puglia nella manutenzione del territorio di competenza. Quelle cartelle andavano sospese e invece il Governo Emiliano ha tirato dritto per la sua strada, pretendendolo e avallando la linea dura del Consorzio, che spende fiumi di denaro per un esercito di avvocati a cui affida i contenziosi contro l’imposizione del balzello. La logica del mio emendamento è ferrea: senza benefici, il tributo non è dovuto. Quindi stop alle cartelle” incalza Pagliaro.
Di più. “Sulle inadempienze e sulle irregolarità del Consorzio c’è un buco nero che va oltre il 630, come abbiamo denunciato insieme a Fratelli d’Italia in conferenza stampa, nelle audizioni in Commissione Agricoltura e in un Consiglio monotematico – aggiunge- Ed ora la Corte dei Conti ci dà ragione, e chiede conto di tutto questo. Con una nota inviata l’8 settembre scorso alla Regione, chiede riscontro entro il 3 novembre su ben 8 punti, tra cui l’organizzazione del Consorzio, i contratti stipulati fra il 2021 e il 2025, le gestione finanziaria e l’ attività di vigilanza e tutela che spetta alla Regione Puglia. Ebbene le carte faranno emergere moltissimi punti oscuri: le spese legali fuori controllo, gli incarichi ad un esercito di legali esterni (molti del Beneventano, come l’avvocata Camerlengo che ha ottenuto un contratto di consulenza da 52mila euro, originaria di San Giorgio del Sannio come il dirigente del dipartimento Agricoltura della Regione), la nomina di un biologo come direttore dell’Area Agraria, il doppio ruolo del commissario del Consorzio, al tempo stesso direttore Arif. Adesso che la Corte dei Conti vuole vederci chiaro -conclude Pagliaro- ogni atto verrà passato al setaccio e verrà fuori tutta la polvere nascosta sotto i tappeti del Consorzio di Bonifica, senza che la Regione abbia fatto nulla per vigilare e contrastare le anomalie gestionali che abbiamo denunciato pubblicamente già da molto tempo”.
