TAURISANO – Olio “lampante”, non adatto al consumo alimentare, mischiato a quello di semi e spacciato per extra vergine d’oliva, finito nei pasti destinati a scuole ed Rsa di 38 comuni della provincia di Lecce. Dopo quanto emerso da un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Gallipoli, sono stati diversi i Comuni che hanno rescisso in anticipo il contratto con la società “La Fenice” di Galatone che gestisce 25 centri di cottura e che è accusata di aver acquistato e impiegato, a basso costo e consapevole del raggiro, l’olio scadente in questione.
In alcuni casi i contratti stipulati con le amministrazioni erano scaduti prima del blitz delle fiamme gialle. In altri casi, si diceva, i Comuni hanno scelto di rescindere l’accordo prima della scadenza, alla luce delle gravi accuse emerse in sede di indagine. È la scelta fatta dai sindaci di Sogliano Cavour, Castrignano del Capo, Racale, Leverano, Casarano, Veglie e Campi Salentina.
C’è poi il caso di Taurisano, dove si sta verificando un paradosso. Qui ben novanta genitori si sono rivolti agli avvocati Luca Puce e Davide Micaletto e hanno formalizzato denuncia su quanto è accaduto a danno dei propri figli, preannunciando di essere pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo. Novanta querele che rimarcano la gravità di quanto constatato dagli inquirenti, in un Comune in cui il contratto con “La Fenice” ad oggi risulta ancora in piedi.
Parte civile, come questi genitori taurisanesi, sarebbero pronti a costituirsi anche i Comuni di Collepasso e Corsano, che hanno già affidato l’incarico all’avvocato Silvio Verri.
Per questa vicenda, al culmine delle indagini preliminari, sono state iscritte nel registro degli indagati tre persone: il titolare dell’azienda agricola che avrebbe prodotto e commercializzato l’olio contraffatto e la legale rappresentante de “la Fenice” che, insieme al dipendente responsabile della gestione acqusti, è accusata di aver prestato il fianco all’illecito.
Intanto i genitori di Taurisano che invocano chiarezza e giustizia sulla vicenda, nelle querele vanno dritti al punto: non si può sottovalutare -denunciano – la condizione di particolare vulnerabilità dei minori, che abbiano consumato, reiteratamente e per un significativo lasso di tempo, pasti non conformi e che sono da considerarsi, di conseguenza, destinatari privilegiati della protezione penale e ai quali non può essere negata la possibilità di esercitare, tramite i propri legali, tutte le prerogative e i diritti garantiti dall’Ordinamento per la persona offesa.
