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Assistente sociale minacciata, i retroscena: lotta per i figli, pistola e condanna per “riti” sospetti

RACALE –  Sono stati identificati gli autori delle minacce comparse sul muro del municipio di Racale e indirizzate ad un’assistente sociale. I due, una coppia di trentenni, sono stati ripresi da una telecamera di videosorveglianza: hanno agito a volto scoperto, affiggendo anche dei volantini che puntavano il dito sulla “sottrazione di minori”.

I carabinieri della locale stazione hanno stretto subito il cerchio intorno a loro, complice un episodio che venerdì sera li aveva visti protagonisti, confluendo in una denuncia a piede libero: la coppia quel giorno ha fatto irruzione nella Comunità in cui alloggiano i quattro figli minori, dopo aver appreso dell’avvio del procedimento di affido per tutti. I genitori avrebbero preteso di incontrare subito i figli, usando toni sostenuti, fino a quando un operatore non avrebbe scorto un rigonfiamento sospetto nella tasca dell’uomo, che di fatto nascondeva una scacciacani priva di tappo rosso.

È l’ultimo di una serie di episodi di una storia lunga e complessa, con l’intervento dei servizi sociali e del Tribunale dei minori.

Negli anni il padre dei bambini è stato ristretto in carcere più volte per reati diversi, tra cui un episodio che, su tutti, ha certamente incrinato il quadro: la condanna a 10 mesi di carcere nel 2021 per aver ucciso un coniglio e fatto intingere la mano della figlia di due anni nel sangue dell’animale. Un «rito» per scacciare il malocchio pubblicato su Facebook, che scatenò la denuncia di una utente poi minacciata e che l’uomo giustificò come rituale appartenente alla cultura d’origine della sua famiglia. E poi ancora un altro episodio, denunciato dalla stessa coppia al margine di una rissa familiare: la figlioletta, all’epoca di due anni, riferì di essere stata toccata intimamente da un parente convivente. Molestia avvenuta in uno dei tanti momenti in cui i bambini – stando alle relazioni – non godevano della giusta attenzione genitoriale. In ultimo una segnalazione partita dalla scuola, dopo la constatazione di ecchimosi sospette sui minori.

C’è poi l’altra campana: la coppia sostiene di continuare a subire soprusi da parte degli operatori della Comunità, come l’avere riferito ai bambini che i loro genitori fossero morti. Così come, a dispetto di quanto richiesto mesi addietro dal legale della coppia, non sarebbe mai stata loro concessa una nuova consulenza tecnica (CTU) per valutarne nuovamente la capacità genitoriale, alla luce di un percorso di affiancamento psicologico sostenuto per più di un anno.

Una battaglia confluita nell’assalto spray delle scorse ore e i cui rislvolti saranno incastonati in una storia già complicata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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