CronacaLecce

Tornano le cianciole siciliane: in azione Brivido e Madonna di Fatima

Le immagini non lasciano spazio a dubbi: la grande cianciola siciliana “Brivido” solca in questi giorni le acque davanti a Gallipoli, e con lei torna l’allarme per la pesca intensiva alle ricciole del nostro Ionio. La scena si ripete ormai da diverse stagioni: i poderosi battelli provenienti dalla Sicilia arrivano nelle acque salentine con reti a circuizione, capaci di catturare interi branchi in una sola calata.
A confermare il trend di presenze è anche il sistema di tracciamento AIS: nelle scorse ore al largo di Baia Verde è stata avvistata un’altra protagonista abituale, la cianciola Madonna di Fatima, che viaggiava a 10,5 nodi davanti a Mancaversa. Due nomi che fanno parte della “flotta” che, tra aprile e settembre, concentra l’attività al largo di Gallipoli e delle coste ioniche, dove le ricciole si radunano in branchi più consistenti.
La questione non è nuova: più volte pescatori locali e associazioni hanno denunciato che la presenza delle cianciole rischia di “svuotare” il mare di specie pregiate, lasciando i piccoli operatori artigianali senza risorse. La ricciola, preda ambita sia dal mercato ittico che dalla ristorazione, viene intercettata in grandi quantità, con un impatto che, secondo alcuni pescatori gallipolini, compromette la sostenibilità del comparto.
L’arrivo della Brivido e della Madonna di Fatima fa riesplodere la polemica sulla regolamentazione della pesca a circuizione nello Ionio. «Stanno mangiando tutto – è lo sfogo ricorrente dei pescatori locali – e a noi resta ben poco».
Il problema, spiegano, è che non esistono veri limiti né controlli stringenti sulla quantità di pescato e sui periodi di attività di queste imbarcazioni. A pagarne il prezzo è il mare, sempre più povero, e chi lo vive quotidianamente con piccole imbarcazioni e reti tradizionali.
Per Gallipoli e per tutto il Salento, quello delle cianciole è diventato un tema di difesa del mare e della propria economia: una sfida che, se non affrontata, rischia di lasciare soltanto ricordi di un mare un tempo ricchissimo di vita.
Per sfuggire ai controlli della Capitaneria di Porto, i pescatori spengono per pochi minuti il segnale AIS. Una volta compiuta l’operazione, riaccendono il segnale e risultano perfettamente nei limiti di legge.
Il punto critico di questa legge è la clausola dei 50 metri di profondità, che consente di pescare anche a distanze molto ravvicinate dalla costa, se il fondale lo consente. Nell’ottobre 2022 il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Paolo Pagliaro, presentò una mozione in Consiglio regionale per mettere fine a questa pratica distruttiva, impegnando la Giunta Emiliano a creare zone cuscinetto nelle acque del Salento e della Puglia, in particolare nelle secche tra i 20 e i 40 metri di profondità, dove i pesci si concentrano per riprodursi. Un intervento normativo necessario per salvaguardare non solo la riproduzione delle ricciole, ma tutto l’ambiente marino salentino, messo a rischio da pratiche sempre più aggressive e tecnologicamente sofisticate.

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