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Festa Sant’Oronzo, il messaggio alla città di Mons. Angelo Raffaele Panzetta

Di seguito il messaggio del Vescovo mons. Angelo Raffaele Panzetta alla città:

 

Carissimi fratelli e sorelle,
a pochi mesi dalla mia nomina ad Arcivescovo di Lecce, ho la gioia di vivere con voi la festa dei nostri santi Patroni. In questo momento così bello e intenso avverto tutta la responsabilità del ministero pastorale che Dio mi ha affidato e sento la consistenza del legame profondo che mi unisce a voi nell’amore disinteressato per il bene di tutta la nostra comunità ecclesiale e civile.
La festa dei nostri santi patroni costituisce una splendida occasione per ripensare alle origini cristiane del nostro territorio che hanno trovato una peculiare espressione popolare nel culto dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato e hanno generato una saldatura unitaria del nostro vissuto cittadino. Mentre consideriamo queste cose ci rendiamo conto che anche i monumenti architettonici e iconografici della città (primo fra tutti la nostra cattedrale) sono testimonianze inequivocabili della fede in Gesù Cristo che si è fatta matrice di una specifica cultura e di una cosmovisione di inestimabile valore. Questo patrimonio di bellezza e di valore che abbiamo ricevuto costituisce un tesoro che certamente appartiene alla storia della civiltà, ma non smette di essere energia vitale che può illuminare e dare significato anche al nostro presente che, pur stordito da messaggi superficiali, sente il bisogno di motivi valoriali che diano senso al nostro esistere e quindi al nostro agire quotidiano.
Nella festa che stiamo vivendo posso cogliere distintamente l’esistenza di un legame profondo che unisce la Chiesa al nostro territorio e genera una vera responsabilità per la comunità ecclesiale: quella di essere parte attiva capace di offrire un contributo, insieme con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per lo sviluppo umano e civile del nostro popolo. La Chiesa di Lecce, infatti, è certamente impegnata da sempre ad annunciare e celebrare la sua fede, ma anche a trarre da essa impulsi e iniziative concrete che sono finalizzate alla promozione umana e all’umanizzazione del nostro territorio. La storia della nostra Chiesa particolare e l’attualità di quello che oggi avvertiamo come responsabilità del nostro tempo, ci fa sentire con chiarezza l’esigenza di essere una comunità a servizio della gente, a servizio della nostra città e della nostra comunità.
Il nostro bellissimo territorio, e ancor più il nostro ambiente umano, è oggi diventato complesso perché porta con se, chiaramente visibili, i segnali di un cambiamento d’epoca che ha rapidamente messo in discussione i punti di riferimento tradizionali e che richiede una rinnovamento capace di costruire una nuova comprensione della vicenda umana e della struttura sociale: non si tratta di pensare o di immaginare un’altra umanità ma di elaborare un’antropologia diversa ma capace di restare ancorata al valore imprescindibile della persona e della sua unica dignità. In questo passaggio d’epoca mi preme dire che la nostra Chiesa non intende rimanere al balcone della storia e nemmeno con lo sguardo rivolto al passato, perché questo per noi significherebbe essere una chiesa-museo, essa invece vuole consapevolmente continuare ad essere, con l’annuncio e la sua specifica testimonianza, forza motrice di civiltà e segno efficace di unità per tutta la nostra gente. Noi vogliamo essere, come le generazioni di credenti che ci hanno preceduto, un fattore di sviluppo umano che attinge la sua vitalità al valore permanente del Vangelo di Gesù.
La festa dei nostri Patroni ci consente di rinnovare il nostro impegno per una autentica carità politica, essa ci chiede di amare la nostra città, il nostro territorio e la nostra gente. Dobbiamo amare la pólis, di essa ci dobbiamo sentire tutti corresponsabili offrendo il nostro contributo perché essa sia quello che merita di essere: una comunità moderna e civile, laboriosa ed onesta, accogliente e magnanime; una comunità che guarda al futuro con speranza, perché è popolata da uomini e donne che intendono vivere con dignità e lavorare con rettitudine.
Ormai sto imparando a conoscere la consistenza delle matrici culturali e spirituali della nostra gente e proprio per questo nutro una fondata fiducia che il nostro territorio saprà affrontare con successo le sfide della stagione culturale e spirituale che sono generate dal cambiamento epocale in corso. Invito tutti, soprattutto gli educatori, a non cadere nel disfattismo ma a lavorare con abnegazione perché i valori della tradizione umanistica, dei quali siamo eredi e portatori, arricchiti dalla tradizione cristiana, possano continuare ad essere, sia pure con una necessaria nuova ermeneutica e con nuovi linguaggi, un punto di riferimento certo che consenta a tutti gli uomini e le donne di buona volontà di non smarrire il senso profondo della vita umana, la mistica gioiosa della fraternità e di affrontare con un rinnovato impegno sociale, vissuto con uno stile pacifico e coraggioso.
Un ultimo sguardo ai nostri Patroni. Anche essi hanno vissuto un grande cambiamento d’epoca e in quel contesto essi hanno lasciato un messaggio carico di umanità e di fede. Oggi io, insieme a voi, mi chiedo: come mai la loro scia luminosa brilla ancora? Come mai il loro vissuto ci interroga? Penso che la chiave di tutto risieda nel contenuto di quanto hanno insegnato e nello stile educativo che ha segnato il loro ministero e la loro vita: essi hanno insegnato valori perenni attinti dal Vangelo e lo hanno fatto con una dedizione e una autorevolezza tale da culminare nella marturìa (μαρτυρία), nella testimonianza più grande, quella di chi è disposto a dare la vita per la verità e il bene. Insomma, i nostri Patroni sono stati uomini autorevoli, cristiani affidabili, ministri degni di fede perché hanno educato attraverso la testimonianza della vita che, in fondo, è la semplice irradiazione di ciò che i cristiani vivono alla scuola del Vangelo. Questo modo di stare al mondo, segnato dalla serietà della testimonianza, costituisce una salutare pro-vocazione che si compone di domande che chiamano in causa il cuore, il bisogno di verità e del Vangelo.
Carissimi, nella luce di quanto ho detto, invito tutti a vivere pienamente la festa in onore dei nostri patroni. Per questo vi esorto a trascorrere questi giorni nella letizia e nella gratitudine per la testimonianza dei santi. Siano veri giorni di festa, non di pura evasione, ma un vero tempo di gioia caratterizzato dalla preghiera, dalla fraternità e dalla pace.

 

 

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