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Regionali: duello Decaro-Emiliano, spunta il giallo di un accordo

Caos regionali. Il centrosinistra è in stallo: Michele Emiliano punta i piedi e non ne vuole sapere di fare un passo di lato, e di conseguenza Antonio Decaro non fa un passo avanti per ufficializzare la sua candidatura a governatore. Emiliano reclama il rispetto del patto d’onore che sarebbe stato siglato con Decaro il 15 maggio scorso alla presenza dei dirigenti dem regionali, e che prevederebbe la sua candidatura come capolista Pd in Consiglio regionale in cambio del pieno appoggio al suo delfino, ex sindaco di Bari ed ora europarlamentare. Ma quest’ultimo ribatte che non è disposto a candidarsi, se Emiliano e Nichi Vendola, anche lui pronto a candidarsi per un seggio in Consiglio regionale, non si faranno da parte. Troppo ingombranti i due “pesi massimi” della politica, per indurre Decaro a lasciare Bruxelles e tornare in Puglia dovendo dividere la scena con due primedonne.

Intanto, per indurlo a sgombrare il campo regionali, secondo indiscrezioni a Michele Emiliano sarebbe stato proposto anche un incarico nelle alte sfere della magistratura. Ma si tratta di un’Ipotesi poco praticabile al momento.

A sbrogliare la matassa, se i nodi non dovessero sciogliersi prima, dovrà essere la segretaria dem Elly Schlein attesa in Puglia a inizio settembre per la Festa regionale de l’Unità a Bisceglie, città del capogruppo Pd in Senato Francesco Boccia che ha provato invano a fare da pontiere. La palla avvelenata, per il momento, è passata a Igor Taruffi, braccio destro di Schlein ed ex militante di lungo corso di estrema sinistra, da Rifondazione a Sel fino a Sinistra Italiana, e dunque utile anche sull’altro fronte di mediazione, ossia convincere Nichi Vendola a rinunciare alla candidatura in Consiglio regionale nella lista Alleanza Verdi Sinistra, altro tappo alla discesa in campo di Decaro.

Il centrodestra, intanto, ha messo sul tavolo una sola carta per la corsa a governatore: il candidato in pectore resta il deputato e coordinatore regionale forzista Mauro D’Attis, benché maldigerito dalla Lega che aveva annunciato nomi alternativi. Ma, finora, nulla di fatto.

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