“I cittadini della regione Puglia e della città di Bari non trarranno alcun guadagno dalla decisione presa dal sindaco del capoluogo. L’interesse della popolazione pugliese non deve essere danneggiato dalle decisioni politiche locali”. Lo scrive in una nota l’Ambasciata di Israele in Italia, dopo la decisione della Fiera del Levante di escludere Israele dalla campionaria, su sollecitazione del sindaco di Bari, Vito Leccese. “La cooperazione tra popoli non sia ostaggio della politica. Le collaborazioni tecnologica e commerciale tra Israele e Puglia – ricorda la nota dell’Ambasciata israeliana – sono un bene comune estremamente prezioso e mutualmente vantaggioso, che non deve essere danneggiato da strumentalizzazioni politiche”.
Israele, Paese leader nel water-tech con il riutilizzo di oltre l’85% delle acque reflue a scopi agricoli e industriali, con cinque impianti di dissalazione produce circa l’80% della sua acqua potabile e ha perdite idriche di appena il 7% a fronte del 42% di Bari. Lo scambio di conoscenze e buone pratiche nel settore idrico, che va avanti dal 2019, subirà ora una battuta d’arresto. All’88esima edizione della campionaria barese, che si aprirà il 13 settembre, l’ente fieristico ha sbarrato i battenti al Paese di Netanyahu, giustificando l’esclusione come una “presa di distanza dalle atrocità del genocidio in corso”. Inevitabili le polemiche: sdegno e solidarietà a Israele dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Il Comune condotto dalla sinistra e dal pessimo Leccese è in preda a un attacco di autentico antisemitismo”, ha tuonato. La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, ha chiesto al presidente della Fiera, Gaetano Frulli, di “ripensare la sua scelta”, sottolineando che “il boicottaggio non aiuta la popolazione civile di Gaza, né contribuisce a far emergere una classe dirigente palestinese capace di investire e ricostruire. Al contrario, danneggia la stessa Puglia”.