OSTUNI – La decisione di internalizzare la Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) di Ostuni, trasferendone la gestione dalla sfera privata all’Azienda Sanitaria Locale (ASL) di Brindisi, ha scatenato un acceso dibattito politico e sindacale. Secondo quanto denunciato dalla UIL Federazione Poteri Locali, il processo rischia di escludere ben 18 lavoratori, generando un impatto occupazionale significativo.
Gianluca Facecchia, segretario generale della UIL FPL Brindisi, ha espresso forte preoccupazione in una lettera aperta indirizzata a diverse autorità regionali e sanitarie. Il nodo centrale è l’applicazione del Regolamento Regionale n. 4 del 2019, che impone il rispetto del fabbisogno di spesa per il 2023. In pratica, l’internalizzazione sarà finanziata senza aumentare il budget, sfruttando economie derivanti da assunzioni non effettuate nel comparto medico. Questo, secondo Facecchia, comporta l’esclusione di 18 unità lavorative dalla nuova gestione pubblica.
La questione ha anche acceso gli animi in ambito politico. Fratelli d’Italia ha criticato duramente l’assessore regionale Fabiano Amati, accusandolo di utilizzare l’internalizzazione come mossa elettorale. Secondo FdI, il passaggio alla gestione pubblica non garantisce miglioramenti nei servizi assistenziali e comporta costi maggiori per le casse regionali.
I consiglieri regionali Mauro Vizzino e Maurizio Bruno, pur appartenendo alla stessa maggioranza di Amati, hanno espresso dubbi sulla sostenibilità dell’operazione, sottolineando l’assenza di un piano pluriennale del personale che metterebbe a rischio l’occupazione di almeno una decina di dipendenti.
L’assessore Amati ha difeso la scelta sostenendo che l’internalizzazione mira a rafforzare la rete socio-sanitaria territoriale. Tuttavia, i critici chiedono perché solo alcune RSA, come quelle di Ostuni, Alberobello e Locorotondo, siano coinvolte nel processo, mentre altre siano escluse.