S. MARIA DI LEUCA – Una lunga stagione di presunti abusi edilizi potrebbe scuotere il porto turistico di Santa Maria di Leuca. La Procura di Lecce ha avviato un’indagine che punta i riflettori sulla gestione dell’area portuale, da tempo considerata il fiore all’occhiello del territorio.
Il fascicolo, affidato alla pm Patrizia Ciccarese, coinvolgerebbe tre persone legate alla società che aveva in gestione il porto e un professionista. In questi giorni gli indagati sono stati convocati presso la Sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Gallipoli per fornire sommarie informazioni e contribuire alla ricostruzione dei fatti.
Le ipotesi di reato riguarderebbero una serie di interventi edilizi – realizzati tra il 2015 e il 2024 – finalizzati alla costruzione di un complesso polifunzionale: tra questi, chioschi bar, prefabbricati adibiti a servizi igienici, pensiline per auto, serbatoi, container, piattaforme in legno, isole ecologiche, gazebo e impianti di videosorveglianza, su una superficie complessiva di oltre 17mila metri quadri, interamente in area demaniale marittima, e quindi soggetta a vincolo paesaggistico e idrogeologico.
Tutti questi interventi – si ipotizza – sarebbero stati eseguiti in totale assenza dei titoli rilasciati dal Capo del Compartimento, del permesso di costruire e del nulla osta delle autorità preposte al vincolo, e con titoli edilizi ritenuti assolutamente illegittimi e inefficaci, in quanto riferiti a strutture dichiarate di facile rimozione e uso stagionale, ma in realtà installate in modo permanente.
Secondo gli inquirenti, inoltre, le opere sarebbero state realizzate senza autorizzazione paesaggistica, non avendo mai presentato la società incaricata la pratica alla Soprintendenza di Lecce, non sussistendo i presupposti di esclusione previsti e non rientrando i manufatti realizzati nel procedimento paesaggistico semplificato. Gli interventi edilizi, infine, sarebbero stati effettuati in assenza di autorizzazione demaniale, configurando un’occupazione abusiva del Demanio Pubblico dello Stato.
L’indagine, è bene precisarlo, è ancora in fase preliminare, e per ora si tratta soltanto di ipotesi. Ma la portata delle contestazioni lascia intendere sviluppi rilevanti nei prossimi mesi.