BARI – Che si fa quando la legge ti blocca una nomina? Si aggira l’ostacolo. È quanto sta accadendo all’Arif, l’agenzia per gli irrigui e forestali.
Il mese scorso, come si ricorderà, la giunta regionale pur essendo a fine corsa decise di nominare per i prossimi 5 anni l’attuale direttore generale Francesco Ferraro. Cosa insolita visto che, quando il governo in carica arriva a fine mandato, per bon ton istituzionale non procede a nomine così lunghe. “È necessario”, disse al tempo l’assessore all’agricoltura donato Pentassuglia che aveva proceduto a presentare la delibera di rinnovo contrattuale a 5 anni senza che nemmeno il governatore in carica Michele Emiliano lo sapesse. “Decaro lo sa?” chiese Emiliano. “Sì”, risposte Pentassuglia. Ma non è più sufficiente. Perché la legge di stabilità regionale approvata a dicembre, al suo interno contiene la cosiddetta norma Laricchia, dal nome della proponente, che impone un controllo sulle nomine della giunta regionale da parte del Consiglio regionale. Ed è qua che si è inceppato il meccanismo. Il contratto quinquennale di Ferraro è arrivato nella commissione competente del Consiglio regionale, la II, ma non è stato affrontato nella seduta del 31 luglio scorso. Rinviato a data da destinarsi (significa che tra la pausa estiva e l’incognita della data delle elezioni non si sa se a settembre sarà riconvocata). Il punto è che la commissione ha 20 giorni per esprimersi e questi 20 giorni scadono il 13 agosto. Ma il contratto in atto di Ferraro scade mercoledì 6 agosto. E che si fa? Si aggira l’ostacolo. Ecco pronta la proroga contrattuale che, però, ha due scadenze. La prima è al 15 settembre ma la seconda dice molto di più: “e, comunque, sino alla conclusione del procedimento amministrativo per il rinnovo avviato”. In buona sostanza, prorogato sino a data da destinarsi. Ma, assicurano nel palazzo, questa è solo la parte visibile e burocratica della faccenda. La verità è che la nomina quinquennale è stata una tempesta politica nell’ala salentina della maggioranza e la proroga è solo una pezza per non lasciare per strada Ferraro ma nemmeno assicurargli un futuro stabile per i prossimi cinque anni. Non sfugge a nessuno, infatti, che uno dei motivi più contestati è anche il suo contestuale incarico da commissario straordinario del Consorzio unico di Bonifica. Insomma, una tempesta che non accenna a passare.