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Stop al vincolo della Soprintendenza, nuova vita per il cinema Antoniano

LECCE – E’ pronto a risorgere dalle proprie ceneri, come un’Araba fenice. Questione di mesi, forse di un anno, ma la strada è ormai segnata. Per fortuna. Il cine-teatro Antoniano di Lecce, punto di riferimento per intere generazioni di leccesi, amato da grandi e piccini, vuole tornare a nuova vita. Inaugurato nel lontano 1958 e chiuso esattamente 60 anni dopo nel 2018, versa attualmente in uno stato di semi abbandono.

E’ evidente la necessità di procedere ad un robusto restyling. Lo sanno bene i proprietari di questo immobile, la Provincia di San Giuseppe dei Frati Minori. Occorrono innumerevoli lavori di manutenzione interna ed esterna per adeguare l’intera struttura alle normative vigenti. Prima di procedere con questi interventi strutturali c’era di sciogliere un interrogativo di rilevante importanza: il cine-teatro possiede o no un interesse di natura culturale? Per la Soprintendenza archeologica di Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto, la risposta è affermativa. A certificarlo, lo scorso mese di marzo, è stato un apposito decreto della Commissione regionale per il patrimonio culturale della Puglia al quale però la proprietà ha deciso di opporsi. Il ricorso – presentato dagli avvocati Danilo Lorenzo, Marco Vallone e Paola Licci – è stata accolto dalla prima sezione del Tar di Lecce. Secondo i giudici non esistono i presupposti per dichiarare l’immobile in questione di interesse culturale in quanto tale vincolo viene apposto solo nel caso in cui l’esecuzione dell’opera risalga ad oltre 70 anni. C’è di più: la Sovrintendenza afferma il valore storico dell’opera senza, tuttavia, motivarne le ragioni intrinseche. Allorquando si decide di apporre un vincolo si è tenuti ad indicare le ragioni di particolare interesse storico-culturale per le quali un determinato bene con un preciso stile costruttivo meriti una particolare forma di tutela.

Il via libera dal Tar darà certamente una decisa accelerata ai lavori in cantiere che potranno dunque seguire un normale iter autorizzativo. L’obiettivo è presto detto: realizzare un nuovo contenitore culturale. Per il cinema, vista la crisi imperante, non ci sarà più spazio. Con buona pace di quanti sono rimasti affezionati al grande schermo.

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