Nessun nuovo indennizzo per Punta Perotti. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi del Comune di Bari presentati dagli avvocati Giorgio Costantino, Nino Matassa ed Eugenio Mangone, contro le richieste di risarcimento delle società Sudfondi e Mabar a seguito della demolizione del complesso di Punta Perotti, sul lungomare sud di Bari, avvenuta nell’aprile 2006.
I giudici della Suprema Corte hanno decretato che alle società “non spetta nessun ulteriore indennizzo oltre a quelli già decisi dalla Cedu, la Corte europea per i diritti dell’uomo”. In questo modo si scrive la parola fine su una controversia economica “che metteva a rischio la stabilità stessa del bilancio comunale”, commenta il sindaco di Bari, Vito Leccese.
La Cassazione si è pronunciata a seguito dell’impugnazione della decisione della Corte di Appello di Bari, che aveva attribuito un risarcimento di circa 10 milioni di euro a Sudfondi e di circa 2 milioni in favore di Mabar. In Cassazione le stesse società avevano chiesto una somma aggiuntiva: circa 400 milioni per Sudfondi e circa 30 per Mabar. Entrambe le società in passato avevano già ottenuto dalla Cedu un risarcimento (40 milioni Sudfondi e 9 milioni Mabar) poiché la confisca irrogata dalla Cassazione penale era stata ritenuta illegittima e in contrasto con i principi dello Statuto europeo. Le due società avevano però chiesto un indennizzo ulteriore, ritenendo che quello già disposto non coprisse “gli ulteriori danni causati dal Comune, dal ministero e dalla Regione per aver rilasciato un permesso poi ritenuto illegittimo”.