Una calata da oltre 6000 pesci, alcuni dal peso di 20-25 chili. Succede al largo delle coste salentine, dove in questi giorni alcuni pescherecci siciliani, come spesso accade da alcuni anni, stanno facendo razzia di ricciole, proprio nel periodo più delicato: quello della riproduzione. A denunciarlo è un cittadino tramite lo sportello “Dillo a Telerama”, raccontando una dinamica che mette a rischio l’equilibrio marino. I pescatori fanno uso della rete da circuizione, una tecnica che consente di chiudere completamente un branco di pesci grazie a una rete calata in mare da due imbarcazioni: una più grande e una veloce di supporto. Le ricciole, in questa stagione, si radunano in grandi banchi per la riproduzione. È proprio in quei momenti che le barche intervengono, accerchiando il branco e trascinando via tutto: non solo i pesci desiderati, ma anche tartarughe, delfini e altre specie protette che si trovano nei paraggi.
La normativa vigente consente la pesca con rete da circuizione oltre le 3 miglia dalla costa, oppure anche più vicino se il fondale supera i 50 metri. E proprio qui si inserisce l’aggiramento della norma: i pescherecci si avvicinano alle secche, zone rocciose sommerse in cui la profondità consente formalmente la pesca, pur trovandosi molto vicino alla costa. In quelle aree, i banchi di pesce sono facili da individuare e la cattura è praticamente assicurata.
Ma c’è di più. Per sfuggire ai controlli della Capitaneria di Porto, i pescatori spengono per pochi minuti il segnale AIS, ovvero il sistema che consente di identificarne la posizione. Una volta compiuta l’operazione, riaccendono il segnale e risultano perfettamente nei limiti di legge.
Nell’episodio segnalato a Telerama, qualcosa è andato storto: la rete si è incagliata sugli scogli, lasciando una traccia visibile dell’attività. Probabilmente, nel tentativo di avvicinarsi il più possibile al banco di ricciole, le barche hanno commesso un errore di calcolo finendo troppo vicine alla costa.
Il punto critico della legge è la clausola dei 50 metri di profondità, che consente di pescare anche a distanze molto ravvicinate dalla costa, se il fondale lo consente. La proposta avanzata è semplice e concreta: vietare la pesca con circuizione entro le 3 miglia a prescindere dalla profondità, almeno per quanto riguarda le acque pugliesi. Un intervento normativo necessario per salvaguardare non solo la riproduzione delle ricciole, ma tutto l’ambiente marino salentino, messo a rischio da pratiche sempre più aggressive e tecnologicamente sofisticate.
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