Dopo dieci anni di dubbi, passaggi di consegne e indagini incomplete, l’inchiesta sulla morte di Ivan Ciullo si chiude ancora una volta con un’archiviazione. Il gip di Lecce, Tea Verderosa, ha accolto la richiesta della pm Donatina Buffelli, decretando la fine – per ora – di un’indagine che non è mai riuscita a fare piena luce sulle cause del decesso del dj salentino, trovato impiccato a un ulivo nelle campagne di Acquarica del Capo il 22 giugno 2015. I genitori hanno annunciato che presenteranno ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, determinati a ottenere verità e giustizia dopo dieci anni di incertezze e silenzi.
«Oggi hanno ammazzato per l’ennesima volta mio figlio. In dieci anni la Procura di Lecce ha fatto acqua da tutte le parti. Dal primo momento della tragedia, senza fare un minimo di indagini, ha imposto che si trattava di suicidio, offrendo il coltello dalla parte del manico a chi ha avuto interesse a non far emergere la verità: che nostro figlio è stato ucciso. Abbiamo avuto contezza di quanto la Procura, insieme a questi elementi, abbiano pianificato ad arte questa ennesima ingiustizia. Non fidatevi di questo tipo di Procura, che non difende le vittime bensì favorisce i colpevoli», è il duro sfogo di Sergio Martella, papà di Ivan.