LECCE – In una regione come la Puglia, registrata in zona rossa per il tasso di mortalità sui luoghi di lavoro, la stretta si è resa non solo necessaria ma anche urgente. Ed è quella messa in campo nei giorni scorsi dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Lecce, confuita in un giro di vite nelle aziende della provincia e culminata in 25 denunce a carico di altrettanti datori di lavoro e una pioggia di sanzioni, per un totale che supera i 190mila euro. Sei le attività sospese, sempre per aver violato la normativa inerente la sicurezza e per aver impiegato lavoratori in nero.
Le irregolarità più gravi messe in luce dai controlli sono state riscontrate in attività impegnare nei settori agricolo, edile e dei pubblici esercizi. Più nel detteglio ad essere scandagliati sono stati i territori di Lecce, Gallipoli, Nardò, Copertino, Ugento, Otranto, Veglie, Carmiano e Salice Salentino.
Tra le violazioni più frequenti riscontrate la mancata redazione o l’aggiornamento del documento di valutazione dei rischi specifici, l’assenza di formazione adeguata per i lavoratori, la mancanza di sorveglianza sanitaria e poi il mancato rispetto dei requisiti minimi di conformità degli ambienti. La stretta, preannuncia il comando provinciale dei carabinieri, continuerà a tambur battente.