Le ecomafie premono sull’acceleratore e allargano il loro giro di affari. A dimostrarlo è l’aumento dei reati ambientali, che nel 2024 in Italia sono stati 40.590, +14,4% rispetto al 2023, una media di 111,2 al giorno, 4,6 ogni ora. Lo denuncia il rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025”.
Se la maglia nera va alla Campania, la Puglia è seconda, seguita da Calabria e Sicilia. In queste quattro regioni del Sud si concentra il 42,6% dei reati ambientali, soprattutto nella filiera del cemento (abusivismo edilizio, cave illegali, reati connessi agli appalti per opere pubbliche) con 13.621 illeciti accertati nel 2024, +4,7% rispetto al 2023, pari al 33,6% del totale. Seguono i reati nel ciclo dei rifiuti e contro gli animali. Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (ricettazione e reati in danno del paesaggio, dagli scavi clandestini alle contraffazioni di opere). Per quanto riguarda le filiere illecite nel settore agroalimentare, a fronte di una leggera diminuzione dei controlli (-2,7%) si registra un aumento del numero di reati e illeciti amministrativi (+2,9%), nonché degli arresti (+11,3%). A completare il quadro dell’illegalità ambientale del 2024 è la crescita degli illeciti amministrativi, 7,9 ogni ora. Per quanto riguarda i clan, dal 1995 al 2024 salgano a 389 quelli censiti da Legambiente.
C’è poi il capitolo corruzione negli appalti pubblici, con particolare riferimento alla dimensione ambientale: dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, Legambiente ha censito 88 inchieste giudiziarie su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale, che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come rifiuti urbani e depurazione. A guidare la classifica per gli arresti eseguiti, ben 96, è la Puglia, mentre la Campania si colloca al secondo posto (77), seguita dalla Lombardia (61).