LECCE – In un piccolo paese in provincia di Lecce una ragazza – non ancora maggiorenne – ha avuto il coraggio di dire no. No a un matrimonio combinato. No a una vita decisa da altri. Un “no” che le è costato però mesi di abusi e privazioni.
La vicenda- che ricorda per certi versi il tragico caso di Saman Abbas – coinvolge una giovane ragazza pakistana. I suoi genitori e il fratello maggiore avevano pianificato per lei un futuro che prevedeva il matrimonio con un connazionale, ignorando i suoi desideri e i suoi sogni. La ragazza però aveva già trovato l’amore con un altro connazionale. Ma per la sua famiglia la scelta non era accettabile.
Per un anno la ragazza ha vissuto nel terrore. Privata della possibilità di frequentare la scuola, di uscire di casa e di mantenere contatti con il suo fidanzato, è stata sottoposta a continui maltrattamenti e pressioni psicologiche. Ma in uno dei rari momenti in cui è riuscita a confidarsi con un’insegnante, il suo grido di aiuto è stato finalmente ascoltato.
La denuncia ha portato all’apertura di due fascicoli di indagine: uno presso la Procura ordinaria e un altro presso quella per i minori. I familiari della ragazza sono stati iscritti nel registro degli indagati, con accuse di maltrattamenti in famiglia e tentata induzione al matrimonio. Nel frattempo, la giovane è stata allontanata dalla famiglia e collocata in una comunità protetta fuori provincia. Qui, da un anno e mezzo, sta cercando di ricostruire la propria vita e ritrovare la serenità.
La Procura valuterà ora se richiedere il rinvio a giudizio degli indagati o procedere con l’archiviazione.
