BARI – Nessuna buona nuova per le discariche del Salento. La linea della giunta regionale, pur espressa dal comparto tecnico, resta la stessa: 190mila metri cubi di rifiuti che la discarica di Autigno a Brindisi non può più accogliere perché chiusa, andranno nell’impianto di Ugento. E la discarica di Corigliano sarà aperta.
Questo, in estrema sintesi, è ciò che ha risposto il dirigente dell’assessorato all’Ambiente audito nella commissione competente, alle vibranti proteste del capogruppo de La Puglia Domani ed esponente di Fratelli d’Italia, Paolo Pagliaro e dei sindaci di Ugento, Presicce Acquarica, Salve e Taurisano auditi su richiesta deLlo stesso Pagliaro e del consigliere pentastellato Christian Casili.
La novità, che rende il tutto ancora più complicato, è che per Garofoli non c’è ad oggi una emergenza rifiuti. E allora perché aprire Corigliano e deviare il flusso su Ugento, è stata la replica di Pagliaro.
Le posizioni espresse dai sindaci sono state nette: per il vicesindaco di Ugento, Massimo Lecci, “Burgesi ha dato tutto quello che poteva dare”. La discarica doveva essere chiusa definitivamente e, invece, così si arriva a 800mila tonnellate di rifiuti, superando del 40 percento la portata massima già raggiunta e tra l’altro su un suolo carsico. Un pericolo anche per Corigliano, si è detto, nonostante le rassicurazioni di Arpa Puglia che ha parlato di una falda non inquinata. Il punto, però, ha insisto Pagliaro è che gli esami fotografano la situazione ora, a discarica chiusa. Che ne sarà del futuro? Intensificheremo i controlli, ha replicato Garofoli. Per Casili il rischio è che la falda che è unica e serve l’intero Salento, se si inquina in un punto, si inquina tutta.
La questione, comunque, non è finita qui. Perché il consigliere Pagliaro ha già annunciato che sarà richiesta una nuova audizione nella quale, oltre alla sindaca di Corigliano impossibilitata a presenziare, saranno convocati anche l’assessora Triggiani e il governatore Emiliano perché è la politica – ha concluso Pagliaro – che deve assumere le responsabilità delle sua stesse scelte come quelle assunte nel 2021 quando la maggioranza approvò, tra le proteste del centrodestra, il piano dei rifiuti che prevedeva, tra le altre cose, l’apertura del sito di Corigliano.