LECCE – Pensata come acceleratore della burocrazia giuridica, l’App resa obbligatoria per Legge si trasforma paradossalmente in un freno nelle aule del tribunale di Lecce. Lo mette nero su bianco il Presidente del Coco, facendosi portavoce delle segnalazioni e del malcontento di giudici, avvocati, dipendenti del settore amministrativo e di tutti coloro che all’applicazione dovrebbero fare ricorso quotidianamente.
Il tutto accade in un periodo storico in cui lo smaltimento dei procedimenti penali incardinati a Lecce rappresenta ancora una sfida aperta: dal 2021 al settembre 2024 è stato smaltito poco meno del 30% dei contenziosi pendenti. In Corte d’Appello, nello stesso periodo, solo il 5,6%.
Numeri che fotografano una giustizia ancora troppo lenta e cavillosa, con la tecnologia chiamata in soccorso che si trasforma in intralcio.
Spesso entrare nell’App è impossibile perchè il sistema restituisce un messaggio di errore – scrive il presidente Del Coco nel decreto di sospensione temporanea dell’applicativo in questione – diverse aule, tra cui la bunker, poi non sono dotate di pc e dispositivi informatici necessari per il corretto ricorso all’applicazione, non ci sono gli scanner per acquisire prove documentali, il personale tecnico non riesce a risolvere le problematiche del dispositivo che, in generale, appare poco intuitivo e mai di immediata fruizione.
Fino al 31 gennaio l’uso dell’App è dunque sospeso, si torna al cartaceo, non senza amaro in bocca. La Legge che si scontra con la realtà, non ancora del tutto pronta ad accogliere il progresso, si traduce in freno. In attesa dei correttivi richiesti, il processo torna alle origini e non solo a Lecce. A ribellarsi sono i tribunali di tutta Italia.
