BRINDISI – Al di là dei buoni propositi e delle speranze che fanno parte ormai del rituale del primo dell’anno, per Brindisi il 2025 potrebbe essere un anno contraddistinto da segnali negativi in termini economici ed occupazionali.
E’ prevista proprio per la fine dell’anno appena cominciato, ad esempio, la chiusura definitiva della centrale termoelettrica a carbone di Cerano. Il tutto, per effetto del processo di de carbonizzazione che vede il nostro paese in prima linea. La speranza, manifestata apertamente da associazioni datoriali e organizzazioni sindacali, è che si possa ottenere dall’Enel il mantenimento dei rapporti anche con le imprese dell’indotto, in maniera tale da impegnare le maestranze brindisine nella messa in sicurezza e poi nel progressivo smontaggio degli impianti, per poi procedere con una auspicabile operazione di bonifica del sito e di rinaturalizzazione.
E di dismissioni si parla anche nell’ambito del Petrolchimico, pur se in questo caso la fermata definitiva del cracking potrebbe avvenire nel prossimo anno e quindi non nel 2025.
Certo, il gruppo Eni-Versalis, al contrario dell’Enel, garantisce investimenti alternativi che consistono in una fabbrica di batterie per accumulare energia e probabilmente in una fabbrica per il riciclo di materiale plastico.
Ma ciò che preoccupa e non poco è la tempistica. A fronte di date certe per le dismissioni, infatti, non ci sono certezze sull’avvio di nuove attività. Il riferimento è a ciò che potrà avvenire nel Petrolchimico, così come alle proposte di investimenti che sono sul tavolo del made in Italy e che potranno essere definite grazie alla nomina di un commissario per il dopo-centrale di Brindisi e Civitavecchia.
Ciò nonostante, la preoccupazione resta altissima ed ecco perché il 2025 sarà un anno particolarmente complesso.
Mimmo Consales