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Conflitto a fuoco prima dell’omicidio? La risposta nelle perizie balistiche

LECCE – Gli inquirenti sono al lavoro a ritmo serrato. L’omicidio alla periferia di Lecce di Giuseppe De Giosa – 43 anni di Adelfia, ritenuto vicino al clan barese Di Cosola – apre ad uno scenario ancora tutto da definire.

Si attendono, intanto, i risultati degli accertamenti balistici che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni.

Nelle ore immediatamente successive all’assassinio, la prova dello stub è stata effettuata sul corpo della vittima per escludere l’ipotesi che con i suoi aguzzini sia nato un conflitto a fuoco. Il rinvenimento di due tipologie di bossoli per terra – una riconducile alla pistola che ha freddato la vittima e l’altra ad un kalashnikov – non è sufficiente ad escludere la presenza di una terza arma. Una di quelle, ad esempio, che non lasciano traccia in tal senso.

Intanto l’autopsia eseguita dal medico legale Alberto Tortorella ha cristallizzato alcune certezze. Due i proiettili – uno all’altezza del torace e l’altro all’altezza del collo – che hanno raggiunto il 43enne, che quella sera trasportava in solitaria, a bordo di una panda bianca, 7 chili di hashish suddivisa in panetti.

L’esame del traffico delle chiamate potrebbe ricostruire i contatti della vittima con i leccesi e le ultime conversazioni. De Giosa potrebbe, infatti, aver raggiunto via Papini per un appuntamento concordato con i suoi sicari. Non è chiaro però se lo abbia fatto nelle vesti di corriere, intermediario oppure, ipotesi che non si esclude, da cosidetto “cane sciolto”, incrinando così gli equilibri del mercato dello spaccio locale.

Qualcuno, prima degli spari, ha riferito di aver udito una lite in strada. I colpi potrebbero dunque essere il frutto di uno scambio finito male, escludendo così la pista dell’agguato premeditato. Interrogativi, ad ogni modo, tutti ancora aperti.

Nessun nome risulta attualmente iscritto nel registro degli indagati, nonostante a poche ore dal delitto due giovani del posto siano stati sottoposti al test di rilevazione di tracce di polvere da sparo.

Le indagini, coordinate dal pubblico ministero della DDA Giovanna Cannarile, continuano a concentrarsi su una lotta legata alla droga sull’asse Bari-Lecce.

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