LECCE – Bloccata dalla Consob il 26 settembre scorso, la piattaforma di investimenti online “2139 Exchange” finisce al centro di un’inchiesta aperta dalla procura di Lecce e coordinata dal Pubblico Ministero Alessandro Prontera. Le indagini sono affidate al Nucleo Economico Finanziario del Comando Provinciale della Guardia di Finanza.
Stando ad una prima mappatura degli utenti che hanno investito i propri risparmi nella piattaforma – che prometteva guadagni facili con percentuali da capogiro anche nel breve termine – sono state due la province maggiormente truffate in tutta Italia: Lecce e Perugia. La piattaforma garantiva alti rendimenti attraverso investimenti in criptovalute e futures. Secondo le prime indicazioni ha coinvolto in tutto il Paese circa 40mila investitori, concentrati principalmente in Umbria, Toscana e Puglia.
Al vaglio delle fiamme gialle leccesi ci sono già circa una decina di denunce che potrebbero rivelarsi cruciali per risalire a dati indispensabili sulle movimentazioni di denaro avvenute sulla piattaforma. Un miraggio che si è trasformato in un incubo per molti investitori salentini, sui quali oggi gli inquirenti confidano: più denunce possono tradursi in una maggiore possibilità di risalire a chi ha orchestrato e diretto l’affare, sul quale la Procura indaga con l’ipotesi di truffa.
Un allarme in tal senso Telerama lo aveva lanciato già mesi fa, mettendo in guardia i telespettatori con un servizio che scatenò l’ira degli utenti di diverse chat Telegram, convinti che il fantomatico Logan Smith – considerato il deus della “2139” – potesse essere un’incompresa gallina dalle uova d’oro. Poco dopo, a inizi settembre, diversi utenti hanno iniziato a segnalare l’impossibilità di ritirare i propri fondi, facendo emergere una situazione critica di abusivismo finanziario, che ha portato la CONSOB a intervenire duramente oscurando il canale.
Dietro a quegli investimenti ci sono anche storie drammatiche di persone che, alla luce dei primi guadagni, hanno alzato il tiro, bruciando così i risparmi di una vita, fino a vendere immobili e attività.
Il cosiddetto schema Ponzi, dove hanno la meglio solo coloro che arrivano prima e prelevano prima, ha messo così sul lastrico diverse famiglie. E adesso la Procura non intende lasciare impunito quello che appare un raggiro a tutti gli effetti.
