Cronaca

Pugliapromozione come “bancomat personale”: sequestrati 400mila euro

BARI – Un anticipo per l’acquisto di una casa, una impastatrice da 40 kg, soggiorni in alberghi 4 stelle, viaggi all’estero, acquisti su Amazon. A pagare Pugliapromozione. È quanto avrebbero scoperto i finanzieri di Bari, coordinati dal pm della Procura di Bari Baldo Pisani nell’inchiesta che avrebbe accertato quello che viene definito un “metodo collaudato”. A capo di tutto ci sarebbe stato l’ex direttore dell’agenzia regionale per il Turismo, scomparso nel 2023, Matteo Minchillo. Gli indagati sono i figli Laura e Michele, la moglie Rosa Garau e il dirigente dell’ufficio pagamenti Vito Mastrorosa.

Ciò che gli inquirenti avrebbero scoperto è che per anni, dal 2017 al 2021, Minchillo avrebbe utilizzato la carta di credito di Pugliapromozione come una sorta di “bancomat personale”. Sono 160 i mandati di pagamento fatti con la carta e, nel lungo elenco delle operazioni ufficialmente giustificate come “rimborso”, “fondo cassa”, “premio assicurativo”, in realtà si nascondevano spese del tutto personali. In una delle operazioni effettuate, ad esempio, Minchillo ha versato 12mila euro sul conto della figlia per l’acconto dell’acquisto di un appartamento a Torino, una fattura da 5300 euro invece è stata pagata per acquistare una impastatrice professionale, in realtà destinata al ristorante stellato del figlio Michele. A quella sono seguiti anche un frigorifero da pasticceria, una cucina da 6 fuochi e tutto ciò che serviva per l’attività di ristorazione. Molti sono i viaggi, da Marsiglia a Londra e Berlino, pagati attraverso agenzie di viaggio o direttamente da Booking e Airbnb, con annessi prelievi allo sportello per decine di migliaia di euro. La somma totale contestata nell’ordinanza emessa dalla gip Antonella Cafagna, è di 400mila euro con relativi sequestri disposti tra Torino, Cremona, Lodi e Bari. Gli inquirenti avrebbero accertato l’uso “sistematico e del tutto personale” della carta dell’agenzia tra il 2017 e il 2021 e, senza che ci fossero negli archivi informativi dell’ente documenti e carte che potessero giustificare quei versamenti continui.

L’accusa per le quattro persone indagate, in concorso tra loro e a vario titolo, è di peculato, riciclaggio, falso e autoriciclaggio.

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