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Discarica Formica, 30 giorni per le osservazioni

 

 

L’area della discarica Formica Ambiente risulta esterna al perimento del Sin, il sito di interesse nazionale in cui ricade parte del territorio brindisino, tenuto conto della presenza di insediamenti industriali e per questo, rispetto al progetto di ampliamento del sito riproposto dalla società, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha comunicato che non ci sono profili di sua competenza.
Sei Comuni, Brindisi, San Vito dei Normanni, Mesagne, Latiano, San Michele Salentino, Carovigno, l’amministrazione provinciale, cittadini e associazioni potranno presentare osservazioni, pareri e contributi entro 30 giorni, dall’avviso pubblicato dalla Regione Puglia che dovrà pronunciarsi con provvedimento autorizzatorio unico.
La scorsa primavera l’iter per l’ampliamento non era andato avanti, perché la Provincia di Brindisi aveva espresso parere negativo in sede di conferenza dei servizi. A differenza di quanto fatto dal Comune di Brindisi che aveva ventilato la possibilità di un compenso pari a due euro a tonnellata a titolo di ristoro. Il progetto è stato ripresentato alla fine di giugno, quando alla sezione Autorizzazioni ambientali della Regione, è arrivata l’istanza di rilascio dell’autorizzazione per il progetto di modifica della piattaforma polifunzionale per il trattamento e il recupero dei rifiuti, pericolosi e non, nel sito che si trova lungo la strada che collega Brindisi a San Vito dei Normanni. Il nuovo iter, quindi, è partito agli inizi di agosto con la richiesta di tutta la documentazione prevista dalle disposizioni di legge.

Chiara da tempo la posizione delle associazioni e dei comitati brindisini, tutti contrari all’ampliamento, al pari della Cgil.
Il coro di no, alla fine di agosto, con la manifestazione organizzata a San Vito dei Normanni. Per Italia Nostra, Legambiente, WWF, così come per la Fondazione intitolata ad Antonio Di Giulio”, per il Forum ambiente salute e sviluppo, e Medicina Democratica, il progetto “non è conseguente ad alcuna logica se non a quella di favorire interessi che sono ben diversi da quelli della comunità che vive – sostengono – in territorio di crisi ambientale ormai da diversi anni”.

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