BARI – Finirà nelle aule del Tar Lazio il braccio di ferro tra la Trans Adriatic Pipeline e la Regione Puglia. Il pomo della discordia è la legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale e che obbliga i gestori degli impianti energetici, anche in caso di potenziamento, a lasciare sino al 3 percento del prodotto trasportato in compensazioni o sconti in bolletta per i cittadini. Per la Regione una misura che si applica a Tap, per Tap no.
Il punto di partenza è la richiesta presentata a giugno scorso dalla multinazionale del gas, al Mase: una espansione della portata del gasdotto da 10 a 20 miliardi di metri cubi l’anno. Quindi un raddoppio. Di qui la richiesta di avvio della procedura di Valutazione d’impatto ambientale. Le apparecchiature sono minime, sono tutte interne al Terminale di Ricezione di Melendugno, per cui “non inquiniamo ulteriormente”, assicurano da Tap. Oltretutto era già tutto previsto nel progetto originale. Un mese fa, poi, il dipartimento Ambiente della Regione fa sapere al ministero che non c’è bisogno di Via. Ed è questo il punto cruciale per Tap: se non c’è bisogno di valutazione d’impatto ambientale è perché non c’è un danno ambientale. E se non c’è un danno ambientale, non c’è bisogno di compensare pagando – quella che definiscono – una “tassa” del 3 percento.
Il punto, però, è che la legge regionale che impone le compensazioni – ed è questa la tesi su cui si baserà l’opposizione della Regione – non parla né di Valutazioni di impatto ambientale, tantomeno di compensazioni ambientali. Ma la compensazione è legata solo all’eventuale ampliamento in sé.
Ma il vero nocciolo della questione sta tutto nella quantificazione di quella percentuale da corrispondere ai cittadini dei territori interessati dall’insediamento dell’opera, sotto forma di sconto in bolletta. Per Tap “equivarrebbe ad oltre un miliardo di euro per un investimento di espansione nel Terminale di Ricezione di soli 40 milioni di euro”, dicono. Come dire, il gioco non vale la candela, se queste sono le condizioni.
La Regione si opporrà per chiedere il rigetto del ricorso. A dirsi stupiti sono gli assessori allo Sviluppo Economico, Alessandro Delli Noci, e al Bilancio, Fabiano Amati, soprattutto perché la Corte Costituzionale si è già espressa favorevolmente sulla legge. “Ricordiamo un’altra versione istituzionale della società Tap – dicono – probabilmente dettata da tattica e non dalla buona fede, ossia quella impegnata nel passato a convincere i territori interessati dell’utilità dell’infrastruttura, anche con riferimento a ricche promesse di compensazioni”.
Compensazioni, va detto, ad oggi non ancora arrivate.