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Dramma sul lavoro, cade dall’impalcatura e muore a 72 anni

LECCE – E’ morto precipitando da un’impalcatura in via Lamarmora, che collega piazza Mazzini a via 95esimo Reggimento Fanteria, Antonio Greco, 72 anni originario di Aradeo, titolare di un’azienda di Seclì specializzata nella lavorazione dell’alluminio. Era impegnato a prendere le misure di un balcone al primo piano, quando – per motivi ancora in fase di accertamento – ha perso l’equilibrio ed è caduto da un’altezza di quattro metri.

All’arrivo del 118 i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’imprenditore. Il cantiere è stato sequestrato per ulteriori accertamenti.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il pubblico ministero di turno Maria Vallefuoco, il medico legale Alberto Tortorella e gli ispettori dello Spesal chiamati, come sempre, a verificare il rispetto delle norme di sicurezza ed accertare, insieme ai militari, eventuali responsabilità a monte dell’ennesimo incidente sul lavoro dall’epilogo drammatico. Dall’inizio dell’anno ad oggi in provincia di Lecce si contano 13 morti bianche.

I sindacati tornano a invocare una strategia di prevenzione serie e urgente.

“Un nuovo lutto – dicono da Cisl – si aggiunge all’elenco già troppo lungo delle vittime sul lavoro che ci costringe a interrogarci sulle cause di questa autentica mattanza. Chiediamo pertanto un incontro urgente con il Prefetto per intensificare i controlli e a garantire il pieno rispetto delle normative sulla sicurezza” .

Per il sindacato Uil “La morte di quest’uomo deve farci interrogare non solo sui cronici problemi della sicurezza dei cantieri ma anche su un’altra realtà inaccettabile: è giusto che i lavoratori anziani debbano affrontare situazioni lavorative che mettono a repentaglio la loro vita? È una sconfitta del nostro sistema sociale e previdenziale? È urgente un’attenzione su questo da parte del Governo”.

“A distanza di pochi giorni l’ennesimo incidente mortale in questo territorio – tuona Cgil – è urgente un tavolo in Prefettura per affrontare la questione su più fronti, sicurezza e formazione in primis. Si lavora per vivere e non per morire, come invece sta accadendo”.

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