LECCE – I Comuni di Surbo e Trepuzzi si sono espressi negativamente sul progetto di realizzazione di un impianto di produzione di biometano nel capoluogo salentino, promosso dalla ditta Agrienergia Circolare 6 srl, auspicando la stessa posizione da parte dell’amministrazione di Lecce. L’opposizione di Palazzo Carafa ha già manifestato preoccupazioni, avanzando una richiesta di Consiglio straordinario monotematico per affrontare la questione e valutare la “Procedura abilitativa semplificata” sul progetto. La contrarietà espressa si basa principalmente sui possibili effetti ambientali, come le emissioni odorigene e l’incremento di traffico pesante. A firmare la richiesta di convocazione sono stati i consiglieri Paolo Foresio, Antonio Rotundo, Loredana Di Cuonzo, Sergio Signore, Cristian Gnoni, Antonio De Matteis, Giovanni Occhineri, Marco De Matteis, Andrea Fiore, Carlo Salvemini, Silvia Miglietta e Sergio Della Giorgia.
Il progetto prevede la costruzione di un impianto di digestione anaerobica per la produzione di biometano da immettere in rete Snam. La struttura si estenderebbe su circa 560 ettari in zona Cafore, e trattando 89mila tonnellate di materiale organico annuo, tra cui 72mila di sansa denocciolata e oltre 9mila di letame bovino, produrrebbe circa 8 milioni di metri cubi di biometano ogni anno.
I timori riguardano anche il rischio di aggravare la pressione su un’area già costellata di impianti, in una zona di particolare valore naturalistico e agrituristico tra Lecce, Surbo e Trepuzzi.
Il traffico di camion e l’impatto odorigeno e paesaggistico potrebbero dunque compromettere l’area, oggi un polmone verde nonostante il panorama sia già disturbato da decine di pale eoliche. In campo è scendo anche il Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano, a tutela dell’abbazia di Cerrate, lancia un appello alla difesa dell’identità storica, rurale e sociale della località Cafore.
