BARI – L’incontro tra il leader di Azione, Carlo Calenda e il suo commissario e capogruppo regionale, Ruggero Mennea, previsto nelle prossime ore, è lo snodo atteso per capire che piega prenderà realmente tutta la vicenda legata all’ultimo rimpasto della giunta, deciso dal governatore Emiliano con l’ingresso di Fabiano Amati nella squadra di governo.
Se comporterà l’espulsione di Amati dal partito e l’uscita dalla maggioranza. Se l’una, l’altra o nessuna di queste possibili decisioni.
Una scelta che sposta i numeri già risicati in Consiglio. E proprio di numeri si parla nel palazzo, semideserto Perché la conta è iniziata. Ci sarebbero quantomeno cinque voti a rischio per la seduta di martedì prossimo nella quale sono calendarizzate diverse leggi. Un segnale da parte di chi non ha gradito il rimpasto, nella forma e nella sostanza, ci sarà.
Il risultato non cambia di tanto la sorte che da tempo vive l’aula, ovvero la fine anticipata dei lavori per mancanza di numero legale. Ma se il più delle volte a dettare il crollo è la sciatteria, ora invece il problema si sposta sul piano politico. Il governatore qualche telefonata a chi manifesta particolare sofferenza l’ha fatta, come pure ne ha fatte la presidente del Consiglio Loredana Capone che già nelle precedenti sedute ha dovuto cercare stanza per stanza i colleghi di maggioranza, riattivando persino la sirena che allerta i fuggitivi. Tutti metodi che questa volta, con un problema politico come quello attuale, non sortirebbero alcun effetto.
Nelle scorse ore il centrodestra ha iniziato ad affilare le armi. Di “maggioranza-minestrone” parla il capogruppo de La Puglia Domani, Paolo Pagliaro, che punta il faro su “sedute che cadono puntualmente per mancanza del numero legale, leggi e mozioni in attesa di discussione da anni, interrogazioni senza risposta”. “Assistiamo sconcertati all’ennesimo giro di valzer del governatore – aggiunge – che dopo aver fatto entrare in giunta il “ribelle” Amati, si trova a dover placare gli animi di Pd e company (non esclusi i 5 stelle che speravano di rientrare in giunta a questo giro). Solo teatro, anzi teatrino, – conclude Pagliaro – dettato da meri interessi personali e di poltrona. E in questo caos, i problemi e le urgenze dei pugliesi restano ai margini dell’agenda politica”.
