PUGLIA – Quarantanove dimissioni volontarie in diciotto mesi: su questa emorragia di risorse umane, che Arpa Puglia registra da gennaio 2023, il consigliere regionale Paolo Pagliaro ha acceso i riflettori della seconda Commissione del Consiglio regionale, con l’audizione del management dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale. Pagliaro ha posto una domanda secca: perché i dipendenti Arpa, perlopiù tecnici specializzati con master e dottorati, scelgono di lasciare un posto di lavoro sudato con concorso pubblico e di rinunciare alla possibilità di carriera per ricoprire ruoli meno remunerativi come l’insegnamento? In audizione è emersa la grave carenza di personale, che supera di poco la metà della pianta organica, e alcuni rappresentanti sindacali hanno confermato il malcontento che serpeggia tra i lavoratori, per il no a legittime richieste di mobilità, smart working, lavoro agile. Tutti strumenti previsti dal contratto di lavoro e largamente adottati nelle amministrazioni pubbliche, come la stessa Regione Puglia, perché portano risparmio e benessere dei dipendenti, facilitando la conciliazione dei tempi di vita-lavoro.
Ma il direttore generale di Arpa, Vito Bruno, ha minimizzato parlando di dimissioni fisiologiche e rivendicando anzi uno sforzo per l’incremento del personale. “Nessun problema, dunque, stando alla sua narrazione. Resta invece un malessere strisciante, perché dietro i numeri ci sono persone, storie familiari, sacrifici. E i numeri non tornano”, commenta Paolo Pagliaro.
Anche sul caso Taranto, con la decisione di trasferire le competenze direzionali del Polo Micro-inquinanti alla direzione scientifica di Bari, il consigliere ha incalzato il direttore generale Bruno, ma la risposta è stata evasiva: non cambierà nulla nella sostanza. E allora, perché cambiare?
Un caso, quello dell’esodo dei lavoratori dall’Arpa, che in Commissione ha suscitato qualche reazione scomposta da consiglieri di maggioranza. “Segno che abbiamo toccato un nervo scoperto”, afferma Pagliaro.
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