Nel Salento il clan Soleti, associato alla Sacra Corona Unita, tra le strade perseguite per incrementare i profitti, oltre a quelle dello spaccio di droga e della raccolta di oli esausti, ha trovato anche quella delle scommesse illegali. La nuova fonte di guadagno è stata attenzionata dall’inchiesta, coordinata dalla sostituta procuratrice Carmen Ruggiero della Dda di Lecce e condotta dal Gico della Guardia di Finanza di Lecce, che ha portato alla luce un complesso sistema di collaborazioni esterne al clan per il controllo del settore delle scommesse. Damiano Miglietta e Ernesto Puca sono tra le 25 persone finite in carcere nei giorni scorsi. Il primo, imprenditore 40enne di Trepuzzi, e il secondo, tecnico informatico 37enne di San Donaci. Entrambi, pur non essendo formalmente affiliati al clan Soleti, sono accusati di “concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso”. Secondo gli inquirenti, avrebbero fornito un contributo determinante all’espansione del business delle scommesse online gestite dal clan. Miglietta, proprietario della Gaming Hall Srl con sede a Carmiano, avrebbe stretto un patto con Pietro Soleti, capo del clan omonimo. Avrebbero sfruttato la rete di agenzie di scommesse tra il leccese e il brindisino per raccogliere scommesse su piattaforme straniere non autorizzate in Italia, come ad esempio alebet.com e 24bet24.com. La società venne fondata nel 2017, ma entra in crisi quando la pandemia portò alla chiusura anche delle sale giochi, ed ecco che due soci lasciano l’impresa e l’azienda entra in affari con Soleti. Puca, esperto nella gestione delle piattaforme di gioco online, forniva assistenza per il funzionamento delle piattaforme illegali presso i centri di raccolta scommesse controllati dal clan. Ma il suo lavoro veniva messo spesso in discussione da Soleti che lo accusava di perder tempo giocando a tennis invece di interessarsi ad incrementare gli affari del clan tramite il gioco. Le frizioni vengono rivelate dalle intercettazioni. Puca, con il suo ruolo tecnico, a volte veniva accusato di essere troppo defilato. Il brindisino Antonio Diviggiano, si sarebbe impegnato in prima persona per espandere il business delle scommesse illegali. Il volume d’affari era considerevole, tanto che per un periodo di tempo l’impresa sembrava una “scommessa vinta”. Proprio Soleti in un’intercettazione, diceva: “L’importante è che vinciamo noi”.
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