LECCE – “Io sono il capo che comanda e voi dei cani, dei parassiti, a cui dò da magiare”. È il tenore delle frasi che quotidianamente per 4 anni, dal 2017 in poi, un 78enne di Presicce avrebbe rivolto ai figli della moglie, di 6 e 15 anni. Non è andata meglio alla donna, rea di non avergli potuto dare il figlio che lui tanto desiderava, essendosi dovuta privare dell’utero a causa di un brutto male e, per questo, costretta a sentirsi ripetere: “non servi più a nulla, così non ti vuole più nessuno, sei fuori uso”.
Insulti e minacce di morte rivolti anche ai minori, accompagnati da labbra rotte, fronti spaccate e mani al collo che adesso al 78enne costeranno un processo.
Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia la gip Giulia Proto ha rinviato l’uomo a giudizio, con uidienza fissata al 4 dicembre prossimo. A difendere lui gli avvocati Marco Monsellato e Paolo Rizzo. Ad assistere lei, quale parte civile, l’avvocato Letizia di Mattina.
Diversi gli episodi ricostruiti in sede di denuncia dalla moglie, 44enne di origine albanese. Un matrimonio, quello della coppia, che ben presto si è trasformato in un incubo con la figlia adolescente costretta anche a non andare scuola per pulire casa, pena le botte. “O ve ne andate in Albania o io vi ammazzo a tutti e tre” avrebbe ribadito in più occasioni, apostrofando la 15enne come una poco di buono, pedinandola durante le uscite con le amiche per poi trascinarla a casa per capelli, afferrando la testa del bimbo di sei anni e sbattendola contro il termosifone.
Nel 2021 la richiesta di separazione avanzata dalla donna sarebbe sfociata nel tentativo di strangolarla.
Un giorno, dopo aver scoperto che moglie e figli erano usciti per una passeggiata senza il suo permesso, avrebbe messo a soqquadro le loro stanze, tirando fuori l’intimo delle donne, riprendendolo e postandolo sui social.
L’ultimo episodio contestato consiste in un appostamento all’esterno del posto di lavoro della moglie: con l’auto l’uomo si sarebbe posizionato frontalmente a lei, suonando ripetutamente il clacson per intimorirla.